Vincere la cecità con il teatro

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Mi chiamo Elisabetta e sono affetta da una retinite pigmentosa mista con cataratta che mi ha portato alla cecità tantissimi anni fa.
Ciò nonostante non mi sono persa d’animo ed ho continuato, malgrado tutto, a coltivare i miei interessi artistici: la danza e soprattutto la recitazione teatrale.

Fin da bambina ho avuto la passione per il teatro .
Quando la mamma mi portava al Piccolo Teatro di Milano a vedere gli spettacoli io ne godevo moltissimo e sognavo ad occhi aperti di poter anch’io, un giorno calcare le scene teatrali.

Tre anni fa,nonostante non sia più giovane, ho iniziato un’esperienza dilettantistica teatrale presso il circolo ricreativo dell’Unione Ciechi di Milano.
Grazie all’interessamento della nostra presidente, Erica Monteneri, è nata la compagnia teatrale Bellezza, primo esperimento di teatro integrato in Lombardia.
La nostra compagnia è formata da attori non vedenti, ipovedenti ed anche vedenti.

In tre anni abbiamo rappresentato due musical di Garinei e Giovannini e, quest’anno, “la bottega del caffè” di Carlo Goldoni.

Le prove avvengono ogni settimana per circa due ore in cui sotto la guida di una valida regista eseguiamo esercizi per impostare la voce, imparare a muoverci nello spazio circostante con una certa disinvoltura, imparare l’espressività del volto e la gestualità.
In questomodo ci viene veramente insegnato come entrare nel personaggio assegnatoci, una volta assegnate le parti.
Recitare, per me, è una meravigliosa avventura,anche se richiede tanto studio e dedizione.

Quando devo preparare uno spettacolo, passo ore ed ore al computer per ascoltare il copione che la nostra regista gentilmente ci invia.
Inoltre ascolto tantissime volte la mia parte, che registro sul registratore digitale, per poterla imparare a memoria.
Nei nostri spettacoli, quando andiamo in scena, non c’è alcun suggeritore e perciò dobbiamo sapere perfettamente la nostra parte.
Devo dire che recitare non è facile, si fa fatica, ma quando c’è una grande passione tutto sembra semplice ed accessibile anche a chi non vede, come me.

Recitare mi aiuta moltissimo a superare le mie difficoltà psicologiche causate dalla cecità, anche se ora l’ho accettata quasi completamente. .

Io sono molto emotiva ma quando recito scompaiono tutte le paure, dimentico quasi me stessa ed entro perfettamente nel mio personaggio.

Termino questo scritto con una mia poesia composta dopo uno spettacolo.
Recitare si può anche non vedendo.

Sul palcoscenico
Sogno,
sogno di essere su un palcoscenico,
il palcoscenico della mia vita
per recitare una commedia,
una commedia piena di tristezza,
lacrime amare
ma anche sorrisi,
tenerezza e tanta dolcezza
piena di dolore
ma anche di amore
Si apre il sipario
ed io son qui,
qui su questo palco
pronta a partire
verso la gioia,
verso l’amore.
Voglio danzare,
danzare in punta di piedi,
con piccoli, rapidi passi.
Son fragile, debole
ma piena di luce
e nel silenzio
voglio cantare,
cantare un inno di lode.
Mi sento come una rosa fiorita
nell’autunno della mia vita.
Voglio gridare con forza
e gioia infinita
Sì alla Vita

Elisabetta Vianello.

One comment from the community

  1. Ciao Elisabetta, sto vivendo un’esperienza simile con i ragazzi non vedenti dell’associazione Teatro dell’istituto Colosimo di Napoli. Mi piacerebbe tantissimo continuare a seguire le tue attività e invitarti a conoscere questa realtà Napoletana. All’istituto colosimo ci sono molti ragazzi in quella delicata fase adolescenziale che necessita di essere stimolata con amore piuttosto che protetta in contesti assistenzialistici. La tua esperienza è una risorsa.

    Carissimi Saluti

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