Nonna, come fa un bambino cieco a vedere?

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Lucia Comar, socia e attiva sostenitrice di NoisyVision, racconta il weekend a Torino.
Non solo Lucia si e’ fatta promotrice di questo evento ma ha organizzato tutto in maniera eccellente.
coordinandol’arrivo in orari e giorni diversi di più persone con esigenze specifiche.
GRAZIE!

Avevo poco più di quattro anni quando, seduta sul divano della cucina, ponevo a mia nonna Elvira domande sulla VITA .
Lei, sollevava lo sguardo dal lavoro di cucito che stava completando e mi diceva:
frutute ma parce fatu chistis domandis? Pense a sujà !
Tradotto dal friulano all’italiano suonava cosi: bambina ma perché fai queste domande? Pensa a giocare!
La mettevo in difficoltà, forse prendeva le distanze da un tema che metteva un po’ in crisi anche lei.
Per un lungo periodo della mia vita il senso della vista ha destato, in me, curiosità e inquietudine.
Più volte ho chiuso gli occhi cercando di immaginare che cosa mi sarebbe successo se fossi diventata improvvisamente cieca.
Anche durante gli studi universitari di Medicina l’occhio è  stato una parte del corpo che ho decisamente trascurato, addirittura evitando di sostenere l’esame, allora facoltativo, di Clinica Oculistica
L’OCCHIO, una sorta di biglia di vetro capace di fotografare il mondo esterno, forme, colori, volti e di trasferire immagini della vita quotidiana al mio cervello.
Spesso mi sono chiesta se ciò che vedevo fosse davvero la copia esatta della realtà o un film rivisitato da questa “macchina speciale “
Sono passati cinquant’anni anni e, oggi, sento di aver fatto un po’ di pace con il tema VISIONE.
Devo ringraziare un gruppo di persone, affette da disabilità visiva, conosciute percorrendo un cammino sensoriale sulle colline moreniche di Roppolo, altre sulla via di transumanza da Pisa al mare, altre ancora, pochi mesi fa, lungo la Via degli Dei che collega Bologna a Firenze.
E’ nata fra di noi una profonda amicizia e nel mese di novembre scorso ho condiviso con loro arte, cultura e cibo nella mia città, Torino.

Già il primo pernottamento al Sermig è stato suggestivo. L’ex Arsenale di guerra , grazie all’opera di Ernesto Olivero e al volontariato che a lui si è unito, è diventato un Arsenale di pace e, presso la sua Ospiteria dotata di camere pulite e curate, è’ possibile pernottare a prezzi davvero accessibili.

Foto di gruppo nella sala pranzo del Sermig. Sul volto i volantini di NoisyVision che fungono da maschera
Foto di gruppo nella sala pranzo del Sermig. Sul volto i volantini di NoisyVision che fungono da maschera

La pioggia torrenziale di quel week end non ci ha fermati e siamo riusciti a rispettare il programma di visita previsto, transitando dalla Mostra sulla storia moderna del Tibet “Un trono tra le nuvole” e dalla Collezione Marotta di Moncalieri, al Museo Egizio.

Sabato mattina abbiamo percorso, attraverso un’esperienza tattile, la mostra sul Tibet curata da Giovanni Carlo Rocca,p dell’associazione  Purple Middle Way Onlus. Giovanni, più che nozioni, ci ha trasmesso il senso profondo dell’incontro con una cultura affascinante e complessa  e, facendo uscire dalle teche fotografie, documenti storici, antichi oggetti (maschere, monili, strumenti musicali) e tessuti tibetani, ha reso “accessibile“ questo pezzo di Oriente a  tutti noi.

Successivamente siamo stati accolti con profonda umanità’ e calore da Cesare Bergoglio, titolare di Marotta Mostre , dai suoi figli e dai suoi collaboratori che ci hanno guidati negli spazi della Collezione Marotta raccontandoci  la storia di culture antiche attraverso tappeti , mobili, suoni, aromi, forme e materiali.

Selfie con Maschera Tibetana
Selfie con Maschera Tibetana
Mani che sfiorano tappeti
Mani che sfiorano tappeti

 

Foto di gruppo con lo striscione YellowTheWorld davanti ai tappeti appesi alle pareti
Foto di gruppo con lo striscione YellowTheWorld davanti ai tappeti appesi alle pareti
Mani che esplroano geroglifici
Mani che esplroano geroglifici
Alla scoperta tattile di una sfinge
Alla scoperta tattile di una sfinge

Abbiamo visitato anche il Museo Lavazza percorrendo la storia della famiglia Lavazza e dell’industria italiana del XX secolo con riferimento a tutta la filiera del caffè.
Il percorso espositivo è dotato di pannelli, schermi luminosi e sonori e altre installazioni tecnologiche che, attraverso una speciale tazzina da caffè, permettono al visitatore di interagire attivamente conoscendo storie, curiosità e aneddoti.
Abbiamo abbracciato Carmencita e il Caballero, figure storiche della pubblicità del caffè Lavazza e (quelli di noi più datati) fatto un salto nella nostra infanzia e nella storia di Carosello.

Giovanni e Marina dentro al furgone Giallo della Lavazza
Giovanni e Marina dentro al furgone Giallo della Lavazza
Mirella e Marina con Carmencita e El Caballero
Mirella e Marina con Carmencita e El Caballero

Nella pausa domenicale ci siamo riparati nella storica caffetteria
“AL BICERIN“ dove abbiamo sorseggiato l’omonima bevanda torinese, (amata da generazioni di frequentatori del locale da Camillo Cavour a Umberto Eco) una deliziosa stratificazione di caffè, cioccolato e crema di latte.

Più volte, visto l’imperversare del maltempo ho proposto di interrompere il nostro tour e di fare rientro anticipato nelle diverse città ma non c’e stato modo di fermare questo INESAURIBILE GRUPPO GIALLO!
NOI, AMICI, VEDENTI e DIVERSAMENTE VEDENTI, in compagnia di Gazpacho, il cane guida di Paolo che ci ha accompagnati anche in altri camini, sottobraccio o in fila indiana, a tratti abbracciati sotto gli ombrelli, a tratti bagnati come pulcini, trascinando trolley e trasportando zaini, sotto un diluvio inarrestabile, cantando e ridendo abbiamo attraversato il centro di Torino.

I miei AMICI GIALLI sono speciali: hanno un’energia infinita, toccano, sfiorano, ascoltano, assaporano, annusano e mi raccontano cio’ che io, con i miei occhi non riuscirò mai a vedere.

Sono loro, Nonna, che mi hanno finalmente permesso di comprendere come fa un bambino cieco a vedere!

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