Che ne sa l’algoritmo della fatica, del sudore, delle risate.
Che ne sa della strada, del fango e delle pietre.
L’algoritmo ti mostra quello che pensa di te.
Perché lui ti guarda, ti osserva, ti conosce.
A volte meglio di quanto tu conosci te stesso.
Siamo spaventati dall’intelligenza artificiale, che farà cose che noi umani non sappiamo neanche immaginare.
Ma l’IA, come l’algoritmo, sono una creazione degli umani.
Una creazione perversa fatta per vendere.
Come le bottigliette da mezzo litro di acqua minerale.
Come la plastica usa e getta.
Come le sigarette.
Come le armi di distruzione di massa.
Davvero l’IA potrà fare di peggio?
E tu, che sei figlio di un dio algoritmo, vedrai quello che devi vedere e quello che devi sapere.
Vedrai quello che vende, che piace. Quello che funziona.
E quello che funziona deve avere uno stile preciso, delle parole chiave dettate dall’angelo SEO. Gli hashtag giusti, mi raccomando.
Ma te lo vedi Dante che scrive pensando all’algoritmo o alle leggi editoriali?
Oppure Leopardi che scrive ‘A Silvia’ e la tagga perché lei è piena di follower?
Perché queste sono le regole del dio algoritmo.
Più forti di quelle di qualsiasi altro dio.
Perché gli altri dei non ti fanno vendere di più e nemmeno ti fanno sentire più potente.
Gli altri dei ti chiedono senza darti niente.
Non si fanno mai vedere e se dici di vederli ti prendono per matto.
Gli altri dei vogliono preghiere e soldi invece di farteli guadagnare.
Allora continua a ubbidire al dio algoritmo.
Veneralo.
Anche se sarebbe l’unico che meriterebbe le bestemmie.
Perché esiste davvero.
E si meriterebbe il cane, il porco e il boia.
Il dio algoritmo ti farà leggere fino a qui se sei almeno un po’ ribelle.
Allora saprai che questa foto è quella che racconta una bella storia.
Saprai del fango e del sudore.
Saprai dell’allegria.
Tutto questo il dio algoritmo non lo potrà mai sapere e quindi noi saremo più forti e potenti di lui se sapremo restare umani.