Un fiore nel deserto

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Fra le grandi dune del Marocco, mentre la squadra nazionale di calcio gioca i mondiali in Qatar
M’hamid El Ghizlane, Marocco sud-orientale, venerdi 9 dicembre, ore14.
Mancano due ore ai quarti di finale, Croazia-Brasile. Io non lo sapevo, nemmeno ci pensavo più ai mondiali. Camminavo nel gruppo come un dromedario, la mano attaccata al cordino, la testa per conto suo. M’hamid era la destinazione finale delle carovane che attraversavano il deserto. Partivano da Timbouctou, e arrivavano dopo cinquanta giorni. Noi eravamo in giro da sei, un tempo già sufficiente per cogliere i primi segni d’inurbazione del deserto. I palmeti all’orizzonte, il rumore di una macchina, resti di spazzatura che inciampavano i nostri piedi. Le prime voci, bambini su biciclette elettro saldate a fantasia, una partita in un campo di calcio improvvisato, alla periferia del mondo. Mancava solo Pasolini, con le maniche arrotolate a giocare con loro, cifra di un documentario neorealista degli anni settanta. Ma il problema, sempre che si trattasse di un problema, era nella mia testa. Una voce dal mio inconscio ripeteva che era finito. Qualcosa era finito insieme al deserto, con la stessa consapevolezza che avrei raggiunto non appena avessi calpestato il primo pezzo d’asfalto. Qualcosa che Non era più ripetibile, almeno con la stessa misura, la stessa intensità. Qualcosa che mi si era incistato sottopelle, da custodire gelosamente, in un Saucerful of Secrets, nella magia del deserto.
Cosa mi portavo dietro allora, dopo questo cammino tra le grandi dune nel deserto del Marocco?
Una discreta abbronzatura, una piccola fiacchetta al piede sinistro, qualche etto di sabbia uniformemente distribuito su tutto il corpo. Non potevo portarmi a casa quei paesaggi da cartolina, per quelli, mi bastava lo stupore dei miei compagni che ne descrivevano le bellezze. Il mare di dune, il cielo infinito, le sttelle. Mi portavo dietro quei paesaggi interiori fatti di parole,di abbracci, semplici gesti. semplici gesti capaci di riempire un’anima. Disegnati sopra una geografia dalle misure dilatate, i lunghi orizzonti, i confini labili, pochi segni servono a ricostruire una mappa del cuore, capace di non perdere l’orientamento.
Ma bisogna anche essere capaci di leggere questi segni, cosa c’è dietro un roveto ardente, le tavole della legge, un miraggio, la fata morgana?
Così, con un senso di leggero smarrimento, che potrei definire una pre-nostalgia, come quella di un bambino che ancora abbracciato alla mamma le dice mi manchi. Quel ‘mi manchi’ che è un preludio dell’abbandono prossimo, bene, quel moto dell’anima, mi spingeva le lacrime fuori dagli occhi, per un momento indefinito, in accordo con le teorie spazio-tempo. Allora d’un tratto mi trovavo al tavolino di un bar ai confini del mondo, a seguire una telecronaca in una lingua aliena, con Dario e Francesco e tre birre. Analcoliche.
M’hamid, venerdì 9 dicembre, ore 16. quarti di finale, Croazia-Brasile.
Per una semplice ragione di opportunità, mi adeguo e tifo Croazia.
Al 109′ Neimar, il Brasile in vantaggio. Al 117′ Petkovic pareggia, si va ai rigori. Mi accorgo che al bar dall’altra parte della strada arriva un brusio prima ancora che tirino il primo rigore. Goal. La stessa cosa al secondo rigore. Probabilmente la tivù del bar di fronte riceve il segnale qualche secondo prima. Al terzo rigore esprimo il mio vaticinio, dico questo segna,. Goal, bravo!Mai stato così facile divinare il risultato di un calcio di rigore!Risultato finale, 5.-3, La croazia passa in semifinale.
Lo sappiamo bene, solo quando manca qualcosa si avverte la sua importanza. Nel deserto è l’acqua, ovviamente, ed è per questo che i giardini acquistano tanta importansa. Siamo al Jardin du Desert, ma ancora una volta sono trasportato altrove. Etimologicamente in paradiso, ma non bastano queste mura che circondano il giardino a contenere le mie emozioni. Vorrei che mi si raccontasse un’altra storia ancora, che non finissero mai, mille e una notte. Perchè ogni gesto è amplificato, un sussurro è un grido che parte dal fondo del cuore, una carezza meglio di un amplesso. E’ la magia del deserto. Che sia davvero il rito apotropaico che ho praticato sul’ultima duna del deserto, che abbia funzionato veramente? Lì, dopo aver spianato con le mani il punto più alto, ho restituito la pietra presa nel Marabutto Sidi Naji. Anch’io ho chiesto scusa se ho calpestato il crinale delle dune, perfette, intonse, virginali, come il vento le ha disegnate. Ho chiesto scusa per aver rotto la crosticina del mer de glace, il plateau che mi sembrava una meringa gigantesca, lunga chilometri. Ho chiesto scusa quando ho bruciato la carta, come un incenso per un rito propiziatorio alla fertilità delle terre, coprendo poi il tutto per bene, prima che qualche aruspice potesse leggere segni malevoli tra le mie deiezioni.
Barzelletta:
Cosa ci fanno due talpe, una mezza talpa, e un occhio pigro nel deserto?
Guardano i quarti di finale.
Marrakech, sabato 10 dicembre, ore 16. Quarti di finale, Marocco-Portogallo
Siamo su una terrazza che domina Marrakech, siamo in formazione tipo: Ulisse al centro, ala sinistra Dario, ala destra Francesco, subito dietro, come suggeritore, ci sono io. Inizia la telecronaca più bizzarra del mondiale. Ad ogni ovazione del pubblico sul terrazzo, corrisponde un fallo, un pericolo sventato, una palla in tribuna, che Ulisse ci traduce splendidamente in tempo reale. Praticamente il nostro vecchio catenaccio, bellissimo! Il Marocco soffre, è in vantaggio, Youssef En-Nesyri ha segnato al 42′, ma subisce gli attacchi del Portogallo. Ad ogni inquadratura Cristiano Ronaldo è invecchiato di tre anni. Inquadrano anche la panchina del Marocco, sudano tutti copiosamente seduti, da fermi, il loro allenatore da in piedi. Al 90′ appare una scritta in sovrimpressione che lo promuove ministro dell’ostinazione senza portafoglio, ma pare che sia una fake-news. Mancano pochi minuti al termine della partita, c’è un’energia tale da spingere il Marocco direttamente su Marte, è una spinta collettiva che coinvolge anche noi. Al fischio finale accompagnamo la squadra nazionale di calcio del Marocco alle semifinali, ci alziamo, gridiamo, ci abbracciamo come se fosse la nostra. L’entusiasmo esonda nelle strade, nei vicoli, tracima in Piazza Jemaa El Fna fino a tarda notte, è un delirio. Ttrombette, clacson, fuochi d’artificio. Sipario.
Postilla scacciafighe
Come saprete, il Marocco ha poi perso contro la Francia. Troppa pauura. L’allenatore ha snaturato l’impostazione tattica della squadra, disegnando un 5 4 1 troppo difensivista, abbandonando il 4 3 3 che finora aveva dato ottimi risultati. Il messaggio è chiaro, ho paura di te. Mai paura, rispetto sempre. Forse avrebbe dovuto leggere prima The fight di Norman Mailer, sull’incontro storico di Mohammed Ali vs George Foreman a Kinshasa. Com’è finita? Pronti via, dopo 40 secondi uno a zero per la Francia. Ciao.
Ringraziamenti:
Dario e Marina, il subcomandante e la fatina.
Marina e Said, il gatto e la volpe del deserto.
Florinda e Francesco, una vera atleta e la simpatia fuori dalla circonvalla! Grande Fra, solo adesso ho capito perchè tu sei il presidente, ed io, l’ultimo degli scritti!
Bruno e Rossella, la coppia inscindibile, dajè Bruno!!
Giovanna senza Qiri e Cristiana dalla Svizzera, Paola me trema il Tirol e Paula sopra le dune, Irene e Giulia da Berghem sottosopra, Antonella l’infanta scrittrice, sette brave persone e un fiore nel deserto. Ulisse e Sauro, che dire, da subito i miei compagni di stanza-tenda. Ulisse ti ho rubato qualche battuta, ma hai talmente tante cose che anche se facciamo a metà, rimani sopra la media nazionale !
Sauro, cheh dire, grazie è poco, una presenza sempre rassicurante, quasi paterna. Abbiamo chiaccherato parecchio, ma per certe cose non servono le parole. Grazie ancora.
C’è davvero talmente tanto da dire su questo viaggio che Antonella vuole scriverne un libro. Forse è un po’ autoreferenziale, ma sarà tutto più chiaro quando diventerà un best-seller!
Ecco i capitoli in anteprima.
1 La quadrupla
2 Borrelli c’è?
3 Marracheshhhhhhh
4 Il deserto, le dune, la sabbia, le stelle
5 Mi presti l’accendino?
6 Life is life
7 Piove!
8 Bromuro
9 Che belle persone
10 Me trema il Tirol!
11 Marocco-Portogallo

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