Marina e Dario, entrambi ipovedenti per condizioni diverse, hanno percorso in totale autonomia il Cammino di San Nilo, da Sapri a Palinuro.
Il «Cammino di San Nilo» nel cuore Cilento italogreco è un itinerario di circa 103km, suddiviso in 8 tappe. Parte dal comune di Sapri e si snoda nel Basso Cilento fino ad arrivare a Palinuro, nel comune di Centola, attraversando 14 attraenti borghi immersi nella natura del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
È un cammino dai monti al mare. Il percorso si snoda tra i boschi di faggio della montagna e i lecci e gli ulivi della macchia mediterranea, in mezzo ai quali emergono gli abitati medievali. Iniziare questo Cammino, che nella sua estensione completa va da Rossano, nell’Alta Calabria Ionica, a Grottaferrata, alle porte di Roma, nel suo tratto cilentano risponde a una precisa scelta di campo: la vestizione dell’abito monastico segna l’inizio dell’avventura spirituale di Nicola Malèinos, che qui sceglie come «nome di professione» quello di Nilo di Àncyra, detto il Sinaíta, vissuto fra IV e V secolo e discepolo del grande Gerarca cappadoce Giovanni Crisòstomo, a cui è attribuita la liturgia bizantina piú consueta. Come lui, dopo il matrimonio, «fu attratto da un grande e insaziabile desiderio di solitudine», e coincidevano per di piú le iniziali del vecchio e del nuovo nome, secondo la consuetudine della Chiesa orientale, per lasciare nel nuovo il sigillo dell’uomo antico.
Nelle varie tappe Marina e Dario hanno colorato di giallo una pietra.
Il giallo è il colore che NoisyVision Onlus, associazione fondata da Dario, ha scelto come colore dell’inclusione.
Coinvolgendo le comunità locali in questo semplice gesto, Dario e Marina hanno voluto portare un messaggio di consapevolezza sulle disabilità invisibili e in particolare l’ipovisione, dimostrando così che con la giusta preparazione, attenzione e prudenza si possono fare grandi cose, se c’è soprattutto la volontà.
Questa storia di pietre e leggerezza è diventata un collante tra le varie tappe e un volano di ulteriore diffusione mediatica di questo giovane cammino che i due hanno voluto rendere inclusivo si da ora.
Perché lasciare un segno?
I segni, le cicatrici, i tatuaggi sono storia. Marina e Dario hanno lasciato dei segni che raccontano una storia. Come Pollicino lasciava pezzi di pane e poi sassolini per ritrovare la strada, hanno lasciato delle pietre gialle – senza deturpare niente e sempre con il consenso di chi gliel’ha fatto fare – per fare si che chi segue quelle pietre ritrovi questa storia.
Proprio perché hanno lasciato dei segni anche tu sei venuto a conoscenza di questa storia. In un modo in cui è tutto digitale e immateriale, un gesto come quello di colorare una pietra di giallo per toglierne il peso e farla diventare qualcosa di diverso e più bello. ha qualcosa che oscilla tra il romantico e la poesia.
Perché le pietre?
Le pietre hanno un peso. Le pietre servono a costruire.
Colorare di giallo una pietra è un modo per trasformarla in qualcosa di diverso. La diversità diventa così qualcosa di positivo e qualcosa con cui costruire un’idea.
L’idea di un mondo dove la diversità è ricchezza e l”inclusione la visione di una società migliore.
Accanto a una delle pietre lasciate lungo il cammino, a Casaletto Spartano, è iportata questa leggenda.
Viene dal Rio e dalla sue sponde
Questa pietra che voleva essere grande
Una casa, una chiesa, anzi un’idea.
Un giorno sono arrivati da lontano due giovani viandanti
Sul Cammino di San Nilo se ne andavano erranti.
Nulla di strano se non fosse che non vedono bene.
Con la luce o con il buio, è da vicino che a lor conviene.
Sono ipovedenti per condizioni diverse
Ma si tengono la mano nelle condizioni avverse.
Marina e Dario hanno preso un pennello
E questa pietra hanno colorato di giallo.
La pietra, vestita di un colore nuovo e raggiante
Ha capito di avere un valore importante
Io sono una pietra e ora son gialla
Guardami bene, mi vedrai bella
Porto gioia, positività e bellezza
Sono diversa ma ho leggerezza.
L’opera d’arte di Rita Lepore
Il Cammino di San Nilo di Marina e Dario è stato fonte di ispirazione per l’artista Rita Lepore, che ha realizzato quest’opera. Lo abbiamo scoperto quasi per caso leggendo ciò che Marisa Russo ha scritto su Cilento Notizie, dove si legge:
“L’opera pubblicata è dedicata a questo cammino di ipovedenti, evidenziato dal giallo, colore che riescono a percepire e che hanno impresso sui sassi che hanno lasciato nel loro cammino. Sopratutto vuole richiamare all’esaltazione degli altri sensi che si sensibilizzano maggiormente nella mancanza della vista, l’odorato, l’udito, il tatto, il gusto! Nel loro percorso sono maggiormente coinvolti dai profumi della piante, dalla gioia dei suoni, il canto degli uccelli, il fruscio delle foglie al vento, il movimento del mare, le voci degli abitanti, il loro dialetto, la diversità della comunicazione ed altro, dalla scoperta con il tatto del pungente rosmarino o della vellutata infiorescenza e complessa formazione della ginestra, dal gusto della gastronomia locale. Da loro noi, distratti dalla supremazia della vista, dovremmo imparare a cogliere anche le emozioni che gli altri sensi possono donarci! ”
Ecco i video che raccontano questa storia
Il Cammino di San Nilo si Colora di Giallo, versione completa
Il Cammino di San Nilo si Colora di Giallo, versione breve
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