Estrella del Mar

1116

Imperia, Villefranche sur-Mer, Antibes, Beaulieu-sur-Mer, Iles de Lerins (Cannes), Menton, Sanremo, Imperia.

Crociera in Costa Azzurra, Settembre 2021

Lui ti offre la sua ultima carta
Il suo ultimo prezioso tentativo di stupire
Quando dice, “È quattro giorni che ti amo
Ti prego, non andare via, non lasciarmi ferito”
E non hai capito ancora come mai
Gli hai lasciato in un minuto tutto quel che hai
Però stai bene dove stai
Però stai bene dove stai”1

Sputo nella maschera. Allargo lo sputo con le dita, su tutto il vetro, poi la risciacquo. Ho visto fare così, mi dicono che non si appanna. Questa volta le voglio vedere, voglio prenderne almeno una. Sono a due, tre metri sotto la superficie.. Il problema è che si mimetizzano benissimo. Appena entro in acqua, rompo quelle piccole crestine sabbiose, che si formano sul fondo. Appena le tocchi con i piedi si dissolvono, sono bellissime, sembrano disegnate, sono come piccole increspature che si allungano parallele all’infinito.

Le ha disegnate il mare.

La mia maschera è una Cressi-sub, nera, anche il boccaglio è nero, ma di una maschera più vecchia, mi piace perchè alla fine è storto, si piega un po’ indietro, sembra più professionale. Le pinne sono della Mares, il piede è di gomma nera, il resto della pinna è quasi trasparente.

Sono pronto. Sono un ragazzino di tredici, quattordici anni. Mi tuffo nel mare, faccio un bel respiro, vado sotto.

Mi sveglio.

Ho il respiro un po’ affannato, sono sudato.

Sento un rumore continuo, fastidioso. Forse è il rumore della drizza che sbatte contro l’albero di qualche barca vicina. Mi sembra ancora buio ma fa ancora caldo, domani partiamo.

Tra i momenti più belli di una crociera c’è il momento della partenza, quando si mollano le cime degli ormeggi. Da questo istante la barca è affidata solamente ad un altro elemento, l’acqua. La fase degli ormeggi è sempre un po’ delicata. Lasciare il porto è un po’ più semplice, ma si deve fare sempre attenzione. Ogni manovra ha un tempo di latenza. Per intenderci, non è che i comandi rispondano immediatamente come se fossimo su un’automobile. Ci vuole delicatezza, come amava ripetere l’Ammiraglio Savona, invitando a trattare il timone come fosse la parte più delicata di una donna. Siamo in uno spazio nuovo. Entriamo in un microcosmo, un piccolo guscio galleggiante lungo tredici metri, con otto persone, che galleggia sopra metri e metri d’acqua che sembra impossibile crederci.

Sento l’umido delle sue labbra sulle mie. Le nostre lingue si cercano, si sfiorano, giocano, si ritraggono. La stringo, la stringo forte. Sono appoggiato con la schiena ad un muro in pietra che avrà trecento, quattrocento anni. Siamo in una cittadina della costa azzurra, ci sono queste scale che portano alla cattedrale. Poi ci stacchiamo, ma continuiamo a giocare. Un gioco fatto di piccole manovre, piccole tensioni negli sfioramenti, di piccole regolazioni di intensità, pressioni e contropressioni.

Mi sveglio.

Sono agitato, mi batte forte il cuore. Ma perchè mi sono svegliato? Forse il rumore del tender che sbatte contro lo scafo della barca. il vento è rinforzato un po’. Siamo in rada, appena fa mattina facciamo il bagno, è bellissimo, siamo nel canale delle isole Lerins, davanti a Cannes. Ci immergiamo per vedere o toccare le statue, sono posizionate a circa due, tre metri sotto il livello del mare. Dopo qualche bracciata, raggiungiamo una spiaggetta deserta, e troviamo due colonne di stone balance. Bellissimo. Siamo ad un centinaio di metri dalla barca, ma ci sembra di essere fuori dal mondo. I pini marittimi contendono lo spazio alla spiaggia, tanto che non sarà profonda più di dieci metri. Io mi siedo su un piccolo masso appena bagnato dalle onde più intraprendenti, dietro di me il coro instancabile delle cicale, davanti a me il sole. Decidiamo di fare qualche minuto di silenzio. Un silenzio per interrompere il flusso incessante dei nostri pensieri e contemplare la propria interiorità. Il silenzio per ascoltare, cosa domandare a quello che si agita all’interno del nostro cuore, cosa rispondere alla voce che arriva dalle misteriose e azzurre lontananze della nostra anima.”2

Mi concentro sulla respirazione, richiamo l’ombelico alla spina dorsale, stacco le orecchie dalle spalle, e tendo il filo invisibile lungo la schiena che rimette in asse la cima della testa con l’angolo retto delle stelle. Perdo la percezione del tempo. Mi sento troppo bene. Un sentimento di gioia sgorga dalle profondità dell’anima, o di quello che c’è di più profondo in me. Lo lascio andare e mi sento benissimo. Poi sento una mano sulla spalla, mi abbraccia, contraccambio l’abbraccio, quindi abbandono il mio tempo interiore per sincronizzarmi su quello convenzionale che mi riporta alla realtà.

Un altro momento bellissimo della barca a vela, è il momento in cui si spegne il motore, e si delega tutta la forza motrice alla capacità delle vele di trasformare l’energia del vento. È un gioco di piccole regolazioni, angoli da mantenere, drizze da cazzare, cime da lascare. Regolazioni fini, che permettono di mantenere il gioco.

Mi è entrata un po’ d’acqua nella maschera. Addirittura anche un po’ nel naso. È una sensazione fastidiosa. Anche oggi non ne ho vista nemmeno una. Si mimetizzano troppo bene, o io non riesco a vederle. Scendo ancora, scendo ancora un’altra volta poi basta. Prendo un bel respiro, scendo, due pinnate. Niente, adesso risalgo, un momento, mi sembra di vederla, bellissima, semisepolta nella sabbia, come una sagoma piatta. Ho pochi secondi, non mi allungo per prenderla, rimango lì a fissarla mentre risalgo piano. Non sono sicuro nemmeno che sia lei, ma si, è lei. Una stella marina.

Epilogo

Sento le lacrime che mi bagnano il viso. Sento addirittura il salato delle mie lacrime, come un bimbo. Non è un sogno, sono sicuro, questa volta non è un sogno. Siamo tre uomini, tre uomini che si abbracciano davanti alla biglietteria della stazione ferroviaria di Imperia. Dario, non fare così che mi fai piangere di nuovo, e le lacrime scorrono spontanee. Stringimi Vincenzo, cazzo stringimi, e giù di nuovo, le emozioni che galleggiano nelle nostre lacrime. Facciamo fatica a lasciarci. Più che una crociera, è stato un viaggio intenso, ricco di emozioni, sentimenti e turbolenze per ognuno di noi, dentro e fuori da un elemento, dentro e fuori dal tempo, dentro e fuori dalla realtà.

“1 Francesco De Gregori, Pezzi di vetro

*2 Eugenio Borgna, Le emozioni ferite, Feltrinelli 2009

Grazie a NoisyVision per l’organizzazione e all’associazione Handarpermare che ci ha accolto come meglio non si poteva.

La crociera è stata effettuata con due barche, Estrella del Mar e Fidelia. In tutto eravamo sedici persone. Per coerenza con il racconto ho descritto solo una piccola parte di quello che è accaduto dentro ed intorno ad una di esse.

Testo di Massimiliano Arbini
Descrizione delle immagini: Le foto sono scattate sott’acqua. Ritraggono alcuni nuotatori intenti a raggiungere un grande volto di pietra con la calotta cranica aperta, appoggiato sul fondo del mare.

 

2 comments from the community

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.