Vincenzo Prosperini, la musica come espressione

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Vincenzo Prosperini è un musicista per passione.
Ama definirsi “cantautore trapanese” perché in questo binomi c’è tutto Vincenzo.
La sua musica e la sua terra, il mare. Insomma, tutta la bellezza che la Sicilia può offrire, con parole, suoni, profumi.

Vincenzo non cerca la fama, perché per lui la musica è una necessità espressiva. Tuttavia nel mondo dei non vedenti italiani Vincenzo è ormai molto conosciuto, perché grazie ai suoi canali YouTube e al suo profilo Spotify riesce a far ascoltare i suoi brani ai suoi amici e alle community virtuali in cui è molto attivo.

Vincenzo è cieco e ha anche una sordità lieve, che riesce a compensare con gli apparecchi acustici.
Se della cecità non ne ha mai fatto un problema, non ha mai detto apertamente di avere anche un problema uditivo.

Era il 1994, Vincenzo aveva quattordici anni e frequentava le scuole medie, quando ha iniziato a scrivere e comporre le sue canzoni, dilettandosi a cantare quello che sentiva di esprimere. Tuttavia finiva tutto nel cassetto e la sua voce non usciva dalle mura della sua camera da letto.
Sognava che un giorno qualcuno cantasse le sue canzoni prestandogli la voce e un po’ di intonatura, visto che lui aveva un po’ di difficoltà.
Anzi, per dirla con le sue parole, non si poteva ascoltare.

Allora come fa uno stonato a creare una melodia?

Vincenzo si è applicato, studiando la musica, che ha delle regole precise. Usando le scale e gli accorgimenti che ha imparato con la teoria, ha cercato di metterli in pratica per dare voce e melodia ai suoi testi..

Nel 2012, incoraggiato da un paio di amici, tra cui il cantautore Enzo Spatuzzi, ha cominciato a collaborare con alcuni arrangiatori per creare le melodie e ha studiato canto, per migliorare la sua intonazione, fino a quando nel 2017 ha pubblicato il suo primo album, Cinzia.

Nel 2018 è uscito il singolo, Antonella dimmi di si e nel 2020, ispirato dalla quarantena, dalla pandemia, dal virus stesso, ha scritto e cantato Non c’è posto per tre, quello che lui ama definire il ballo del COVID.
Forse non si dovrebbe parlare di ballo in riferimento a un problema globale che ha fatto e tuttora sta facendo soffrire molte persone, ma è proprio qui che emerge lo spirito di Vincenzo. Ironia, simpatia, allegria anche di fronte alle avversità, proprio come lui ha fatto e continua a fare rispetto alla cecità e ipoacusia.
Non ci scherza, sdrammatizza, anzi, forse non ci pensa proprio, perché per lui le emozioni passano dalla voce, dalla musica.

Il suo ultimo progetto è di freschissima pubblicazione.
Un album di sei canzoni uscito il 6 aprile, Da un pelo a una trave.

“E’ una grande soddisfazione aver completato questo lavoro, durato quasi un anno” dice Vincenzo “soprattutto dopo la lunga pausa tra il 2019 e 2020, durante la quale ho avvertito un grande sconforto, arrivando a pensare che non avrei più né scritto né cantato”.

Complice un infortunio alla gamba che lo ha costretto all’immobilità per diversi mesi, non faceva che riascoltare i brani p[recedenti, che seppure gli davano soddisfazione erano caratterizzati da quella voce nasale e rauca che non sapeva come interpretare.
Eppure ancora una volta Vincenzo si rialza, letteralmente, visto che ha potuto pian piano cominciare a camminare, ma soprattutto metaforicamente, capendo che il centro di tutto questo è lui, non gli altri, semplicemente lui, i suoi desideri, la sua voglia di fare musica, di creare, di progettare, di scrivere.
Vincenzo non deve piacere agli altri, non deve cantare per gli altri.
Lo deve fare per se stesso.
Poi sicuramente ci sarà qualcuno che si identifica, che riconosce nella sua voce e nelle sue parole una forma di espressione, un modo di essere, soprattutto una forma di libertà.

Vincenzo é stato deriso, ma lui non si è lasciato sopraffare. Anzi, ha usato quella energia negativa per trasformarla in qualcosa di uguale e contrario che lo ha riportato a scrivere e cantare e a imparare a suonare la chitarra, per accompagnarsi mentre cercava una melodia per le sue canzoni.

“E’ facile andare a vela avendo si ha il vento a favore” dice Vincenzo.

Con la chitarra in mano Vincenzo ha migliorato ulteriormente la sua intonatura, senza ricercare la perfezione a tutti i costi. Perché forse anche nelle imperfezioni ci sono le sue emozioni.

Ecco perché Vincenzo si sente di consigliare a chi legge questo articolo e a chi ascolta le sue canzoni, di non scoraggiarsi, di continuare a perseguire i propri obiettivi, anche se amici, parenti e conoscenti vi remano contro.
La musica non esclude, la musica include e “avrà sempre le porte aperte per tutti”

Proviamo a vedere cosa ci racconta Vincenzo attraverso le canzoni del suo ultimo album.
Da un pelo a una trave, canzone che dà  il titolo all’album.
Una volta l’artista è stato maltrattato verbalmente da una donna in maniera sproporzionata,
Lui ci rimase malissimo e anche se a volte le donne cercano di far valere la parità di genere, non sono giustificate reazioni aggressive senza un reale motivo.
Forse la tigre che si sente all’inizio della canzone è la rappresentazione di quella donna?
E il titolo è un riferimento al detto “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?”
Anche in questo caso Vincenzo dimostra di essere fuori dalle righe e dagli schemi, utilizzando un modo di dire puramente visivo, proprio lui che non vede nè la pagliuzza nè la trave

Mia mia amica, racconta di un bellissimo rapporto d’amicizia con una ragazza della sua città, che all’improvviso si è allontanata senza motivo. Qualche anno dopo è venuto a sapere per caso che lavorava a Milano. Gli è capitato di atterrare a Bergamo e si trovava un passo da lei. Dentro di lui immaginava di andare a cercarla.

Anche nella canzone Tra i fiori di Maggio ci sono parole che raccontano  di una storia d’amore. Vincenzo ha perso per sempre la donna che amava e le sue speranze si sono spente nel suo cuore quando ha saputo che si stava per sposare.

Vincenzo è un cantautore italiano a pieno titolo: dai suoi testi emerge la sofferenza per le storie d’amore finite, un tema che gli italiani conoscono bene.

Un commento merita anche la copertina dell’album.
Una quadrato blu elettrico con una tigre che salta addosso a Vincenzo. Vincenzo, vestito con camicia bordeaux e pantaloni blu è in una posa tra il domatore e lo sbigottito.
La tigre ha un fiocco fucsia al collo.
Le figure della tigre e di Vincenzo sono circondate da una sfumatura bianca per Vincenzo, nera per la tigre.
I testi sono in font Comic Sans, un font che nasce dal mondo dei fumetti.
E’ sicuramente una grafica che cattura l’attenzione e che, anche se probabilmente non l’ha realizzata Vincenzo, ha il suo tocco, il suo stile.
Non ci stupiremmo di trovare il suo album scartabellando tra i CD di un mercato delle pulci in un futuro lontano, per scovare un artista curioso che dalla sequenza di parole chiave che lo definiscono emerge come un uomo dalla personalità eccentrica che tra le doti ha sicuramente quella di essere se stesso.

L’album è ascoltabile su YouTube, Spotify, Amazon e altre piattaforme, in alcune delle quali può essere anche acquistato come album completo o per singole canzoni.

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