A cura di Giacomo Calzetti
medico chirurgo specialista in oftalmologia
Institute of Molecular and Clinical Ophthalmology Basel, Basilea, Svizzera
Inquadramento diagnostico e identificazione della causa genetica
indispensabili per una cura efficace
Le distrofie retiniche sono un gruppo di malattie della retina che hanno in comune una base genetica. Queste malattie possono manifestarsi in vari modi:
1) con difficoltà di visione nelle ore serali e con problemi del campo visivo (un esempio è la Retinite Pigmentosa, vedi Figura 1);
Figura 1. Esempio di visione in un paziente con Retinite Pigmentosa (sulla destra). E’ presente una perdita della visione “con la coda dell’occhio”, oltre a una notevole difficoltà nelle ore serali e in condizioni di scarsa illuminazione.
2) con problemi nella visione dei dettagli (un esempio sono le distrofie maculari, vedi Figura 2).
Figura 2. Esempio di visione in un paziente con distrofia maculare (sulla destra). E’ presente una perdita della visione nitida nel punto in cui dirigiamo lo sguardo.
La giù comune distrofia maculare è la malattia di Stargardt, caratterizzata da una perdita di cellule retiniche nella parte centrale della retina (la cosiddetta macula), con una riduzione progressiva della visione nitida centrale. Questo tipo di manifestazioni sono simili a quelle della degenerazione maculare senile, la più frequente causa di danneggiamento della macula con perdita della visione centrale nelle persone sopra i 65 anni.
In effetti, anche alcuni tipi di degenerazione maculare senile riconoscono una componente genetica.
Talvolta sono presenti aumentata sensibilità alla luce e difficoltà nel riconoscimento dei colori, come nella distrofia dei coni.
La retinite pigmentosa è la più frequente forma di distrofia retinica, dovuta a un precoce coinvolgimento dei bastoncelli, le cellule della retina che ci consentono di vedere in condizioni di scarsa luminosità. Una forma particolare di retinite pigmentosa è la sindrome di Usher, in cui è presente anche un problema dell’udito e dell’equilibrio.
Nel complesso, si stima che circa una persona su 2,000 sia affetta da distrofia retinica. Le distrofie sono infatti la principale causa di cecità nella popolazione in età lavorativa e la seconda più comune causa nell’infanzia.
Nell’arco degli ultimi 20-30 anni sono stati identificati più di 200 geni in grado di causare queste malattie. Nonostante la causa sia genetica, spesso i pazienti non hanno altri familiari affetti, quando si tratta di una malattia cosiddetta “recessiva”. In questo caso, entrambi i genitori sono portatori sani del difetto genetico, che si può manifestare nei figli.
Nel 2019 è stata approvata la prima terapia genica in grado di migliorare sensibilmente la visione in un tipo di malattia di Leber, una particolare distrofia retinica caratterizzata da notevole compromissione della vista e relativa conservazione della struttura della retina. Oltre a questa innovativa terapia è possibile curare efficacemente le complicanze che si possono associare a queste retinopatie, come la cataratta (che viene curata chirurgicamente) o l’edema maculare (che viene curato con farmaci).
Numerose altre promettenti terapie sono in via di sperimentazione e diventeranno disponibili nei prossimi anni. La terapia genica delle malattie della retina è diventata realtà e ci sono le premesse per un suo uso sempre più diffuso nei prossimi anni.
Un approfondito esame della retina da parte di uno specialista di queste malattie, un esame del campo visivo, un esame OCT della retina, oltre ad altri esami, sono fondamentali per intraprendere un corretto percorso diagnostico-terapeutico per queste invalidanti retinopatie.
Questo sottolinea l’importanza di un accurato inquadramento diagnostico e di una corretta identificazione della causa genetica di queste malattie, presupposti indispensabili per poter usufruire delle cure disponibili ora o che diventeranno disponibili nei prossimi anni.
Perché è disponibile una terapia genica per una forma di amaurosi congenita di Leber e non per gli altri tipi di distrofie retiniche?
Nel caso della amaurosi congenita di Leber dovuta a mutazioni nel gene RPE65, la terapia genica è stata sviluppata dopo molti anni di sperimentazioni precliniche. Questa terapia prevede la somministrazione del gene “normale” alle cellule retiniche dei pazienti, in modo che queste possano riprendere a funzionare. Ovviamente, questa terapia è gene-specifica per cui non è efficace in distrofie dovute a mutazioni in geni diversi da RPE65. Nuove terapie geniche riguardanti altri geni sono in via di sviluppo.
Perché la diagnosi genetica è importante?
Bisogna sottolineare che, nella maggior parte dei casi, conoscere la diagnosi genetica non è sinonimo di avere immediatamente una cura a disposizione per la propria retinopatia. La diagnosi genetica è pero’ importante perché alcune terapie sono e/o saranno gene-specifiche o addirittura mutazione-specifiche. Quindi, per poter usufruire di queste terapie sarà necessario dimostrare di possedere una determinata diagnosi genetica, altrimenti la terapia è inefficace. Conoscere la diagnosi genetica è inoltre fondamentale per confermare la natura ereditaria della propria retinopatia.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
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