E’ difficile raccontare in un breve articolo un progetto di Tesi che ha richiesto tempo, studio, dedizione>
Il racconto di Vera vuole fungere da testimonianza di come NoisyVision sia aperta a collaborare con i laureandi di diverse Facoltà, per realizzare progetti di alto valore che contribuiscono a diffondere i valori in cui crediamo.
Per una Tesi di Psicologia, Sociologia o Neurologia potrebbe essere più immediata la relazione con i temi di accettazione, inclusione e percezione. Vera è riuscita a trasformare in un prodotto fisico che veicola un’esperienza, un concetto sociale.
Era un esercizio molto complesso che lei ha affrontato con intelligenza senza cadere nel facile rischio di progettare qualcosa di banale.
Nel complimentarci con lei per l’eccellente risultato, sia in termini di progetto che di voti conseguiti, siamo lieti di condividere questa storia perché é un esempio di com e NoisyVision lavori anche dietro le quinte, cercando di fornire il supporto e le indicazioni necessarie affinché le tesi diventino un potenziale banco di lavoro per progettare pezzi di futuro.
Scrivo queste righe a distanza di qualche mese: gli esami universitari mi hanno portata lontano nonostante con la testa sia sempre stata vicino.
Vicino a Fabio, Michele, Marco, Leonardo, Marta, Luigina, Stefania, Riccardo Nadia e Sharon.
Vicino a dieci viandanti che mi hanno accompagnato in un cammino di consapevolezza, fiducia e crescita.
Insieme a loro ho partecipato al cammino inclusivo, organizzato da NoisyVision, nelle Foreste Casentinesi (guarda il video qui) con esattezza nelle foreste sacre: un cammino di tre giorni con partenza da San Godenzo e arrivo a Camaldoli.
Ho iniziato il mio primo giorno di cammino con un treno da Faenza, partenza alle 5.00 di mattina.
Mi è venuto a prendere a Borgo San Godenzo Paolo Menchetti, fotografo di passione e lavoro, che ci ha accompagnato durante il nostro primo giorno.
Abbiamo iniziato il cammino su un sentiero battuto, largo e senza grosse difficoltà, per poi abbandonarlo per raggiungere la vetta del Monte Falterona, il monte più alto delle foreste casentinesi: 1654 metri.
Per raggiungerlo abbiamo attraversato un sentiero ripido, pieno di sassi: è stato il primo momento di difficoltà in cui abbiamo dovuto “prestare gli occhi” per essere un gruppo.
Lo stesso ho fatto il giorno successivo con Leo, ragazzo non vedente, che aggrappandosi al mio zaino si è fidato di me anche quando sbagliavo nel guidarlo o mi dimenticavo di avvisarlo per un sasso più grande di un altro.
Il secondo giorno si è aperto con un risonante “In Montagna Siamo Tutti Uguali”.
È proprio vero, ma una cosa diversa c’era: la tonicità con la quale loro hanno affrontato quel cammino, come metafora di quello quotidiano, io non la possiedo.
L’ho capito meglio il terzo giorno, quando da bendata ho vissuto un’esperienza di immersione e multisensorialità attorno al Castagno di Miraglia.
Quello stesso giorno ci siamo salutati, con tanti abbracci e poche parole: un’esperienza di questo calibro non ne ha bisogno per essere coronata.
Ognuno di loro, in ogni piccola sfaccettatura, ha contribuito all’esito della mia esperienza di tesi per la Laurea in Design del Prodotto Industriale all’Università di Bologna.
VINE – Vision Is Not Essential
Educare all’inclusione delle persone con disabilità visive attraverso la multisensorialità.
VINE nasce dalla volontà di includere i disabili sensoriali all’interno di una città sempre più “cieca” sui temi della cecità e dell’ipovisione, nel tentativo di dissociare il termine “disabile” a “colui che è inferiore a, che ignora la capacità, l’abilità, il potenziale, sottolineando un guasto, un difetto”.
Il progetto ha come fulcro un concetto tanto semplice quanto scontato: “siamo tutti disabili” e, a parità di condizioni, un non vedente riesce ad avere una conoscenza più approfondita del mondo rispetto a un vedente.
VINE – Vision Is Not Essential è, quindi, un’esperienza multisensoriale volta all’inclusione delle persone non vedenti. Questo progetto non vuole urlare “la vista è un senso superfluo”, ma vuole porre l’accento su come la perdita di quest’ultima possa portare a vivere il mondo secondo differenti stimoli.
Il progetto si sviluppa secondo due presupposti principali: il primo è rendere accessibile la natura ai non vedenti all’interno di luoghi accessibili, come la città. Il secondo, invece, è consapevolizzare sul tema della cecità tramite la multisensorialità. Cosa c’è oltre la vista? Come possono diventare le cose se chiudo semplicemente gli occhi?
Come ogni esperienza VINE è stata progettata per seguire “un prima, un durante e un dopo”.
Le prime due fasi avvengono in prossimità di un’installazione cittadina che tramite una sintesi della natura genera relazioni sinestetiche tra i diversi sensi.
La sua struttura si traduce in una forma sinusoidale, sintesi geometrica delle due modalità di conoscenza del mondo da parte del non vedente: ciò che scopre andando alla ricerca e “facendo un passo avanti”, e ciò che gli viene offerto e deve accettare, comprendere e conoscere “facendo un passo indietro”.
La sintesi della natura è resa tramite la presenza di erbe aromatiche, sotto forma di oli essenziali, sinesteticamente connesse al pattern presente sulla sfera sensoriale che le contiene (e situate nel fulcro di ogni postazione dell’installazione). Quest’ultima è caratterizzata da un elemento in balsa che consente di diffondere le note di testa e di cuore di ogni olio scelto.
L’ultima fase avviene tramite un sito che porterà l’utente a concludere l’esperienza sensoriale tramite una sua condivisione e lo sensibilizzerà ulteriormente sul tema delle disabilità visive.
Le conclusioni della mia tesi implicavano aspetti progettuali, tecnici, fisici e materici.
Mi piacerebbe concludere questo articolo in modo diverso, allegando una lettera scritta da mia mamma il giorno del mio compleanno:
“Carissima Vera,
cammina, cammina, cammina…e non fermarti mai, neanche quando avrai consumato le scarpe più indistruttibili che tu abbia mai posseduto.
Davvero, cammina sempre e non accontentarti mai. Cerca sempre il bello ancora più bello e il buono ancora più buono per fare della tua vita la più bella opera d’arte che possa desiderare un’esteta come te. E non dimenticarti mai da dove vieni e da dove vai. E in questo cammino le persone che ami ti staranno sempre a fianco”.
Cari Sharon, Nadia, Leo, Riccardo, Stefania, Marta, Marco, Michele, Fabio, Luigina e NoisyVision: vi auguro di non smettere mai di camminare perché, seppur siate già il “bello ancora più bello e il buono ancora più buono”, il mondo ha ancora bisogno di un po’ di giallo.
Vera Fabbretti
Nota di NoisyVision: Nel nome del progetto, VINE, acronimo di Vision Is Not Essential, è evidente che Visione viene usato nel significato di Vista, che in inglese sarebbe propriamente Sight.
Infatti se è vero che anche noi ripetiamo spesso che
l’essenziale è invisibile agli occhi– Antoine de Saint-Exupéry
e quindi che non serve la vista per conoscere il vero senso della vita, ripetiamo altrettanto spesso che è essenziale avere una Visione, nel senso di percezione e di progetto.
Per dirlo ancora con una citazione
L’unica cosa peggiore dell’essere ciechi è avere vista ma nessuna visione. – Helen Keller
Riportiamo di seguito Abstract, Indice e Conclusioni della Tesi.
Se desideri approfondire ulteriormente contattaci e valuteremo con la tesista la possibilità di inviarti la tesi completa.
Il contenuto dell’elaborato nasce dalla volontà di includere le persone con disabilità visive all’interno di una società sempre più “cieca” sui temi della cecità e dell’ipovisione, nel tentativo di dissociare il termine “disabile” a “colui che è inferio re a, che ignora la capacità, l’abilità, il potenziale, sottolineando
un guasto, un difetto”.
Il progetto ha come fulcro un concetto tanto semplice quanto sottovalutato: “siamo tutti disabili” e, a parità di condizioni, un non vedente riesce ad avere una conoscenza del mondo più approfondita di un vedente.
VINE-Vision Is Not Essential è, quindi, un’esperienza multisensoriale che nasce dal Design Feeling, una branchia del design che lega interdipendentemente la sfera sensoriale con la sfera emotiva, nel tentativo di avvicinare l’utente a diversi modi di conoscere la natura. È tramite una sintesi di quest’ultima che ho
voluto rendere accessibile ciò che per il non vedente non lo è quotidianamente.
0
Utenti
Differenza di Percezioni
Inclusione
Design Feeling
Empatia
1.
Contesto Sociale
Percezione della Disabilità
Sondaggio
2.
Cinque Sensi
Percezione del Mondo per i Non vedenti
Sinestesia
Conoscenza Descrittiva
Scambio
3.
Orientarsi nello Spazio
Multisensorialità in Natura
4.
NoisyVision
Foreste Casentinesi
Considerazioni
5.
Casi Studio: Multisensorialità
Casi Studio: Inclusione
6.
Concept
Forma dell’Installazione
Erbe Aromatiche
Materiali
Manutenzione
Lavorazione
Progettazione Esperienza
Applicazione
7.
Ambientazioni
Peso e Costi
Conclusioen
Ringraziamenti
Bibliografia
Filmografia
Sitografia
Il progetto VINE rappresenta il culmine di un lungo percorso che vuole portare a relazionare persone apparentemente diverse, a causa della differenza d’uso dei propri sensi, ma che si incontrano nell’atto della scoperta della natura in cui, in maniera equa, vengono coinvolti tutti gli altri sensi.
Diversi sono gli aspetti implicati nel processo progettuale, sia fisici che immateriali. Per fisici si intendono quelli in relazione a corpo, sensi e cervello; mentre per immateriali quei valori legati all’importanza dell’autonomia e dell’inclusione.
VINE vuole istruire, consapevolizzare e accettare il diverso, non più inteso come limite ma come risorsa.
Come dice Felice Tagliaferri, scultore cieco di Bologna “uno da solo vale zero, è solo insieme agli altri che valiamo qualcosa.”