Storia d’amore tra due non vedenti.

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Dato che questo è il mese dedicato al benessere sessuale, desidero condividere la mia storia d’amore.
Ora sono vedova, ma mi vengono sempre alla mente i ricordi del mio matrimonio.
E’ stato veramente un matrimonio molto felice ed io ho trovato l’amore con la A maiuscola
Fin dal primo momento in cui ho incontrato Domenico, ipovedente, all’Istituto dei ciechi di via Vivaio a Milano, ho provato un’attrazione per lui:
non era soltanto un’attrazione fisica, ma la sua voce, il suo modo di interagire con gli altri, la sua cultura avevano un fascino per me
Tra noi è nata una bella amicizia che è durata per cinque anni, poi ci siamo fidanzati ed infine sposati.
Devo dire che abbiamo aspettato molto tempo prima di deciderci per il matrimonio dato che i nostri genitori, soprattutto sua madre,
non avevano fiducia nelle nostre possibilità di formare e gestire una famiglia.
Mi ricordo che mia suocera disse a mio marito, alcuni giorni prima del matrimonio:
“Come farai con al fianco una non vedente? Come ve la caverete, chi vi accudirà?!”
Anche mia mamma avrebbe voluto che noi stessimo con lei perchè io non sapevo fare nulla in casa.
Per fortuna, poco a  poco, abitando per conto nostro, siamo riusciti a  sfatare tutti i pregiudizi che i nostri genitori avevano nei nostri confronti
Devo dire che nel mio matrimonio ,oltre il sesso, ciò che era importante erano l’affettuosità, la comprensione e la stima reciproca, il mutuo aiuto nel superare le difficoltà causate dalla disabilità visiva.
Mi sembra di poter affermare che non bisogna confondere l’attrazione fisica con l’amore, ma far sì che essi possano coesistere in un equilibrio sano perchè la fisicità fa parte del nostro modo di rapportarci e dimostrare il nostro affetto
Usiamo infatti il nostro corpo per comunicare, per dare piacere, per ricevere affetto.
Noi esseri umani siamo fatti di corpo, anima e spirito e tra questi tre elementi vi è una strettissima relazione: perciò non bisogna limitare la sessualità ad una semplice attività fisica ma farla diventare una azione che coinvolga anche il nostro essere interiore e quindi può avere delle conseguenze sulla nostra parte spirituale.
Elisabetta Vianello
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