Per i ciechi lo stop ai contatti è come togliere l’ossigeno

di
27 aprile 2020

Articolo originale su La Stampa del 25 Aprile 2020
Marco e Luca sono soci di NoisyVision Onlus.

Per noi che siamo ciechi lo stop ai contatti con l’esterno e’ come togliere l’ossigeno

di Francesca Soro, Aosta

«No i siamo abituati all’autonomia, ma questo isolamento da Covid-19 è qualcosa che taglia il contatto con l’esterno che per noi, più che per le persone normali, è ossigeno».
Marco Marredda ha 42 anni, è cieco, e vive da qualche anno da solo in un condominio aostano.
«Faccio il centralinista all’Inail e sono rimasto a casa da subito – racconta -.
So che era importante farlo da un punto di vista sanitario, ma per me andare al mio ufficio ogni giorno significa distrarmi dalla routine quotidiana della solitudine.
Mi manca poter frequentare persone, raccontare e confrontarmi su progetti e idee».
«In particolare – dice sorridendo – ero già in fase di lancio per organizzare le vacanze».
Luca Casella, 46 anni, di Aosta, musicista e compositore, si trova in casa con la madre malata e la sua badante: «Per fortuna, così lei fa la spesa – dice -.Non sono solo, ma mi manca molto la mia ragazza e soprattutto mi mancano le lezioni di canto con i miei allievi.
Le sto continuando online, in videoconferenza, anche con le consulenze fuori Aosta.
La musica resta una compagna meravigliosa per tutti e in ogni situazione».
I due sono in buona salute.
«Inizialmente in questa segregazione forzata non ho avuto nessun problema, perchè sono autonomo in tutto e per tutto – spiega Marredda -, ma adesso mi sono trasformato in una pazza casalinga che pulisce 18 ore al giorno.
Sto diventando maniacale: alla minima briciola salto su con aspirapolvere e straccetto.
Anche perchè dopo qualche settimana di clausura ho cominciato ad avere problemi a dormire.
Per me è un po’ pesante dover cucinare due volte al giorno, anche se ho imparato da anni a muovermi bene tra fornelli e stoviglie».
Marredda si fa la spesa da solo, uscendo però il meno possibile.
«Un risvolto positivo del coronavirus è la quasi assenza di auto e proprio per questo con il mio bastone l’altro giorno mi sono spinto qualche strada più in là del mio solito giro per andare a un piccolo supermercato».
Come molti cittadini aostani ha ricevuto la mascherina distribuita dalla Protezione civile.
«Lo so che magari non sanno che ci sono ciechi (o altri disabili) che vivono da soli, ma come pensano che io possa capire come devo montare un pezzo di garza con due buchi che necessita di laccetti per essere utilizzato?» dice.
«Tra l’altro – aggiunge – l’avevano messa nella bacheca annunci del palazzo, che io non so dov’è».
Il traffico cittadino si è quasi azzerato e Marredda sottolinea quanto sia diminuito lo smog: «Non vedendo con gli occhi, i nostri altri sensi sono molto sviluppati e io sento davvero una grande differenza quando semplicemente apro le finestre.
Anche l’inquinamento acustico è colato a picco».
Sull’assenza di auto Casella ha un’opinione diversa: «é una situazione strana, nè buona nè cattiva perchè per assurdo per me il rumore delle auto mi aiuta a orientarmi e a seguire il percorso».
Luigi Giunta, presidente della sezione valdostana Unione italiana ciechi e ipovedenti, racconta di una situazione regionale «sotto controllo».
I ciechi e ipovedenti in Valle sono circa 200 e isc ritti all’associazione una sessantina, «per lo più anziani e quindi in pensione – sottolinea – per cui con problematiche in un certo senso ridotto rispetto al lavoro».
Giunta spiega che da subito l’Unione si è attivata ottenendo moduli dedicati di autorizzazione con accompagnamento per la spesa e farmaci.
«Questa settimana – annuncia – grazie al club Lions, al coordinamento disabili VdA e all’associazione Tutti uniti per Ylenia ci arriveranno nuove mascherine in tessuto non tessuto» .

 

 

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