La maggior parte dei sondaggi e studi indicano che la maggior parte delle persone con perdita della vista sono adulti che non sono totalmente ciechi; invece, hanno ciò che viene definito ipovisione. Potresti aver sentito i termini “vista parziale” o “cecità parziale” usati per descrivere l’ipovisione. Tali descrizioni non sono più in uso generale.
Ecco una definizione di ipovisione, correlata all’acuità visiva:
L’ipovisione è una condizione di acutezza visiva molto limitata che ha notevoli conseguenze sulla vita quotidiana. Può essere causata da vari fattori (siano essi congeniti o acquisiti).
Di solito comporta un’acuità visiva pari o inferiore a 0,3 o una perdita di campo visivo inferiore ai 20 gradi. L’ipovisione può essere caratterizzata da perdita di acuità visiva o di campo visivo, perdita di sensibilità al contrasto, anomalie nella visione del colore e in quella notturna, nonché maggiore sensibilità alla luce. Si tratta di una patologia la cui incidenza è cresciuta molto negli ultimi decenni, soprattutto con l’aumento della speranza di vita.
L’acuità visiva misura quanto si vede ossia con quale livello di definizione dell’immagine. Si tratta della capacità che ha il nostro apparato visivo di distinguere due punti vicini come separati: con quanto più si percepiscono distinti, maggiore sarà l’acuità visiva. Complicando un po’ le cose possiamo dire che l’acuità visiva è la misurazione dell’angolo minimo sotto cui devono essere visti due punti separati. L’angolo minimo preso in considerazione è un primo ossia un sessantesimo di grado[[permette di far corrispondere le immagini a due recettori retinici non contigui (5 mm) e, quindi, di osservare 2 immagini distinte.]].
L’acuità visiva considerata normale è di 10/10 (Monoyer), 20/20 (Snellen), 1.0 (Decimale) o 0.0 (logMAR). Questo valore si ottiene quando l’angolo minimo che si apprezza almeno da tre metri è, appunto, un primo. Però l’acuità visiva può essere superiore a 16/10 od oltre. E’ importante sottolineare che l’acuità visiva non esprime né il difetto visivo né la sua entità. Infatti possiamo avere un visus corretto di 10/10 anche con un difetto di vista. La misurazione dell’acuità deve essere effettuata sia ‘naturale’, cioè senza correzioni con lenti, e sia con correzione. Si distingue, quindi, un visus naturale e uno corretto. Ad esempio, in un soggetto che ha 7/10 (con una correzione di 5 diottrie di miopia) la massima acuità visiva gli consente, portando gli occhiali, di leggere a 7 metri quello che una persona che non li porta (ossia un emmetrope) legge a una distanza di 10 metri. Per capire come veda un miope basta usare una macchina fotografica con l’obiettivo e metterla fuori fuoco.
Trovando la lente giusta si arriva sempre a 10/10?
Non sempre. In ogni caso, quello che si deve ricercare è la lente del giusto potere: per far sì che i raggi luminosi cadano a fuoco sulla retina si ottiene cosi quello che gli anglosassoni definiscono la BCVA (Best Corrected Visual Acuity), cioè la massima acuità visiva corretta che l’occhio può esprimere. Questo dipende da molti fattori: grado di trasparenza dei mezzi diottrici (cornea, cristallino, corpo vitreo), aberrazioni ottiche dei mezzi stessi, funzione foveale (corretto funzionamento della zona centrale della retina), integrità delle vie ottiche e corretto sviluppo della funzione della corteccia cerebrale deputata alla visione (circa un terzo della superficie corticale, soprattutto a livello occipitale).
Non tutti i professionisti dell’occhio sono d’accordo con una descrizione esclusivamente numerica (o acuità visiva) di ipovisione. Ecco un’altra definizione, più funzionale, di ipovisione:
L’ipovisione è una perdita di vista non correggibile che interferisce con le attività quotidiane. È meglio definita in termini di funzione, piuttosto che risultati [numerici] del test. (Massof e Lidoff)
In altre parole, l’ipovisione è “visione insufficiente per fare qualsiasi cosa tu debba fare”, che può variare da persona a persona.
La maggior parte degli operatori oculistici preferisce usare il termine “ipovisione” per descrivere la visione permanentemente ridotta che non può essere corretta con occhiali, lenti a contatto, medicine o chirurgia regolari.
da INPS
Sono considerati ciechi civili i soggetti che, a seguito di visita medica presso la competente Commissione Sanitaria, siano riconosciuti affetti da cecità totale o abbiano un residuo visivo non superiore ad un ventesimo in entrambi gli occhi per causa congenita o contratta non dipendente dalla guerra, da infortunio sul lavoro o dal servizio.
L’accertamento dei requisiti sanitari è di competenza delle ASL. La composizione delle commissioni ASL dal 1° gennaio 2010 è integrata dalla presenza di un medico dell’Inps quale componente effettivo.
Possono essere costituite Commissioni mediche specializzate nei capoluoghi di Provincia per l’accertamento delle minorazioni visive, le cui particolari caratteristiche richiedono la visita da parte di medici specialisti.
I ciechi civili si distinguono in:
Le provvidenze economiche decorrono dal primo giorno del mese successivo a quello della presentazione della domanda per l’ accertamento sanitario dell’invalidità.
I dispositivi di ingrandimento ottico, non ottico ed elettronico per ipovisione possono consentire di svolgere una varietà di attività quotidiane, tra cui