In seguito alla pubblicazione di questo post Ipovisione e malintesi: la risposta è nell’incontro sul nostro sito, nel gruppo Facebook Sindrome di Usher – Pazienti e Famiglie è nata una interessante discussione su come identificare un ipovedente.
Infatti se usiamo il bastone bianco la maggior parte delle persone ci identifica come ciechi e sempre per la maggior parte delle persone essere cieco significa non vedere assolutamente niente.
Invece secondo le statistiche solo il 10-15% di coloro che possono essere annoverati tra i ciechi, – come ciechi civili o ipovedenti gravi – di fatto non vede niente.
Al contrario, solo il 2% degli ipovedenti usa il bastone bianco.
Insomma, da un lato il bastone bianco ci serve, magari solo in determinate condizioni di illuminazione o traffico, dall’altro se lo usiamo veniamo bollati come ciechi con il rischio i passare per imbroglioni o falsi ciechi se teniamo il bastone in una mano e lo smartphone nell’altra.
La cosa si complica ulteriormente per i sordociechi, per i quali esiste il bastone bianco con strisce rosse che probabilmente nessuno riconosce come simbolo di questa doppia minorazione sensoriale.
E allora?
L’ONU e i Disability Studies ci insegnano che la disabilità non è una caratteristica individuale bensì si configura piuttosto come l’interazione tra le peculiarità personali e le barriere fisiche, socio-culturali e politiche presenti nel contesto di vita in cui si è inseriti.
Quindi ha proposto l’immagine di una specie di uomo stilizzato, con le braccia aperte e racchiuso in un cerchio. La figura simboleggia l’inclusione delle persone di tutte le abilità in ogni angolo della terra. Nel sito dell’ONU viene spiegato che il logo rappresenta l’accessibilità a più livelli – agli spazi fisici, virtuali, di comunicazione -, ma l’elemento “disabilità” non compare, mentre a mio parere è ben presente nella realtà.
Questo simbolo non è ancora largamente utilizzato e diffuso.
In Germania l’ipovisione ha una Identità’ gallo-nera grazie al simbolo con tre pallini neri (disposti ai vertici di un triangolo due su e uno giù) su sfondo giallo è universalmente riconosciuto come simbolo dell’ipovisione e della cecità. Lo si trova a tutti i semafori per segnalare un pulsante che vibra che in base alla forma fornisce anche indicazioni tattili sulla conformazione dell’incrocio.
Anche se raramente, si vede questo simbolo su una fascia applicata al braccio, o una spilla sul cappotto.
Il simbolo universale dell’ipovisione secondo il Disability Discrimination Act è un occhio diviso a metà da una barra diagonale
Questo simbolo si riferisce specificatamente all’ipovisione a differenza dell’omino con il bastone bianco che identifica i ciechi.
Simboli come quello di questa spilla che dice “SONO IPOVEDENTE” sotto il segno dell’omino in carrozzina, sono l’esempio lampante della grande confusione simbolica sulla disabilità, che diventa anche ignoranza perché si associa la disabilità principalmente alla ridotta mobilità.
Ecco perché l’idea di un simbolo unico di inclusione come proposto dall’ONU ha un senso
Mentre queste spillette con il simbolo dell’ipovisione ufficiale sarebbero più adatte
Ebbene si, tra bastoni, spillette, fasce noi ipovedenti dovremmo trovare il modo per farci riconoscere perché la nostra disabilità è invisibile e spesso questo crea malintesi e disagi. Ma dovremmo essere noi stessi i primi a voler essere riconosciti, accantonando l’idea che chi ci vede ci guarda con occhi diversi se riconosce la nostra disabilità.
Ma se un bastone bianco ci rende ciechi, una spilla non aiuta nella navigazione, non si potrebbe pensare ad un Bastone Giallo?
È questo il suggerimento provocatorio di uno dei membri del gruppo sopra citato, che ha trovato pareri favorevoli e contrari, mossi dal fatto che indipendentemente dai simboli e dagli strumenti, di fatto è necessario informare, e formare.
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