L’accessibilità come risorsa per l’integrazione sociale e lo sviluppo territoriale.

di
7 giugno 2019

Lo scorso 30 Maggio, in occasione della Biennale dello Spazio Pubblico, siamo stati invitati al tavolo di lavoro “Reti per la mobilità dolce e città accessibili a tutte/i
Confronti, orientamenti e prospettive dal territorio promosso da INU-Urbit con AMODOCERPA Italia OnlusFIABComuniCiclabili e Touring Club Italiano.

Leggi qui un articolo di presentazione

Dopo una breve introduzione da parte del Professor Iginio Rossi, Coordinatore del workshop, Ernesto Marchegiani, Università Politecnica delle Marche,  e Alessandro Valenza, Esperto di fondi SIE e Strumenti Finanziari, senior partner di t33, hanno trattato il tema dell’utilizzo e potenzialità degli strumenti finanziari europei per lo sviluppo urbano mediante fondi strutturali.

Nelle due ore successive i diversi partecipanti sono stati divisi in 6 Tavoli di lavoro, per affrontare temi diversi,  con una metodologia comune.

CRITICITA – SOLUZIONI PER SUPERARLE
OPPORTUNITA – SOLUZIONI PER VALORIZZARLE
PROSPETTIVE E INTEGRAZIONI – SOLUZIONI PER ATTUARLE.

Queste erano le macro aree su cui riflettere e nelle quali inserire le esperienze di ciascuna delle associazioni, enti, istituzioni, gruppi, presenti intorno a ciascun tavolo.
Alla fine della discussione abbiamo stilato la SINTESI DEL TAVOLO, che è stata letta in una sessione plenaria conclusiva.

Con alcune lievi differenze, di fatto le conclusioni possono essere riassunte come segue:

Formazione di tecnici. E’ necessario che vi siano persone preparate preposte al controllo dell’ Accessibilità e alla valutazione dei percorsi in base a parametri comuni

Individuare delle linee guida per l’accessibilità e la soft mobility, ovvero  dei parametri che permettano di individuare i percorsi adeguati a tutti.

Riduzione della burocrazia, incrementare la chiarezza su come e dove reperire finanziamenti,

Lavorare sulla sensibilizzazione e le comunicazione per diffondere la consapevolezza che l’accessibilità riguarda tutti, non solo i disabili.
Infatti l’uomo standard non esiste e tutti potremmo prima o poi avere necessita’ di percorsi fruibili anche con mobilità ridotta, temporanea o permanente o con limitazioni sensoriali, siano esse dovute all’ avanzamento dell ‘età o a una disabilità.

Per attuare questo cambiamento e’ necessaria la partecipazione delle comunità locali, della collettività e delle istituzioni e si auspica una integrazione delle risorse e degli sforzi. Infatti il beneficio per una maggiore usabilità ha un forte impatto sulla valorizzazione del territorio, che diventa fruibile da un maggior numero di persone.

A tutto questo si aggiunge la necessità di adeguare il codice della strada che e’ attualmente pensato per la velocità a scapito della lentezza di chi cammina o pedala.

I percorsi vanno integrati, unendo quelli pedonabili, ciclabili, le vie d’acuqa, ferrate e le strade. In questo modo si possono combinare diversi tipi di paesaggio e distanze.

Tutti questi modelli e parametri devono essere in qualche modo replicabili così  da ottimizzare il lavoro e favorire la fruibilità.

Se questi spunti di lavoro sembrano una raccolta disordinata di idee, di fatto sono proprio le università che potrebbero avere l’onere di strutturarli e continuare questo importante lavoro di cambiamento.
Solo la vera consapevolezza che le reti per la mobilità dolce sono un punto di partenza per la valorizzazione, porterà pubblico e privato a investire su tutte le infrastrutture e tecnologie che favoriscono l’ accessibilità.

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