Non vedenti, persone normali, cui il “Mi Piace” non basta.

di
7 aprile 2019

Pochi giorni prima della partenza di Anche Agli Asini Piace Giallo, Nino Guidi, presidente e fondatore di Montagne di Legami e guida ambientale escursionistica, ha scritto un appello ai soci,  simpatizzanti e lettori.
Al di là delle tempistiche, questo testo rimane un importante appello e un profondo invito per il futuro.  Alla curiosità, alla partecipazione. Un invito a interrogarsi sulle ragioni che spingono le persone a lavorare per solidarietà e umanità. Sulle ragioni di un colore che, ora lo sappiamo, piace anche agli asini.

Stavo scrivendo un lungo post sul tema ma, zaaaac, ad un certo momento, qualcosa o qualcuno ha voluto che toccassi i tasti sbagliati e il post si è cancellato, il PC si è spento. Un po’ di rammarico , non mi va di leggerlo come un segnale, non ci rinuncio…
Mancano 3 giorni, nelle settimane passate ho scritto qualcosa in merito all’evento sociale che abbiamo costruito. Ho raccontato degli sponsor del viaggio, della vita di una partecipante e qualche informazione pratica per chi avesse interesse a camminare con noi. Il risultato è stato che molti di voi, che hanno dieci dita (!), ne hanno usato uno solo, l’indice, quello che manifesta un atteggiamento compulsivo davanti al “Mi Piace”. Clic e via all’immagine seguente.
No, a questo giro, per questo evento il “Mi Piace” non mi va bene, non è sufficiente. Ma, sia chiaro, non per me, nè per noi ma … per loro, gli ipovedenti, i non vedenti. Nel calcio il vostro semplice , frettoloso, superficiale “Mi Piace” sarebbe da cartellino giallo. Giallo come la locandina dell’evento, come la bandiera che starà davanti al gruppo in cammino, come le magliette che indosseremo, come i barattoli dove conserveremo i ricordi di questa nuova esperienza. Potevate usare anche le altre nove dita visto che madre Natura ve le ha donate. Per scrivere un commento e domandare, per esplorare, per provocare. A nessuno che sia venuta la bizzarra idea di chiedere perché tutto questo giallo? No, ora non ve lo dico anche se me lo chiedete.
Voi avete 10 dita, sarete più o meno in salute e avete la vista!
Loro no! E se ne hanno un poco, di vista, è, comunque , molto limitata. Ma loro, anche con questo disagio, hanno scelto di esserci, di varie età e da regioni diverse giovedì si metteranno in cammino con noi e i nostri asini. Viaggeranno a piedi con il sole e con la pioggia per oltre venti chilometri al giorno, tasteranno nuovi terreni, vivranno nuove esperienze, acquisteranno nuove prospettive che potranno essere utili per vivere meglio il disagio visivo. Ogni sera, dopo venti chilometri di passi al buio o quasi , dovranno mappare mentalmente i riferimenti della loro camera, del bagno perché ogni giorno soggiorneranno in strutture diverse. Il gradino, la porta, il letto, il comodino e ogni altro elemento che possa essere di aiuto o di intralcio dovrà imprimersi nella loro memoria in attesa del giorno successivo e di una nuova partenza. Dopo 6 ore di cammino.
Poi c’è un’altra grande differenza.
Loro non sono i Paralimpici che , comunque, per la tenacia e l’impegno che mettono sono modello e orgoglio della Nazione. Ma i Paralimpici hanno un vantaggio e non da poco. Hanno il calore , il sostegno e l’affetto del Paese intero .
Loro, gli ipovedenti e i non vedenti, quelli normali, quelli uguali a tutti i semplici cittadini di medaglie non ne prendono, se la possono solo dare, impegnandosi a vivere al meglio ciò che la vita gli ha dato o gli ha tolto. 
Dalla mattina alla sera o nel giro di poco tempo si sono trovati nella condizione, magari in età avanzata, di perdere la capacità di usare la bicicletta e poi l’automobile e, in qualche caso, il lavoro e in qualche altro che ho conosciuto, l’affetto e la presenza del proprio partner. Già perché può accadere che il compagno/a di una vita non regga il peso di assistere e di accompagnare ogni giorno.
Pensate quando ciò accade a 50 o 60 anni.
Ma loro, nonostante tutto ciò, hanno scelto di giocarsela al meglio, di viverla e sempre con il sorriso e l’ironia.
Bene. Non mi dilungo.
Dovrete chiederlo a loro per motivo di tutto questo giallo, dovrete incontrali , dovrete camminare al loro fianco, dovrete confrontarvi con loro, ascoltarli e, alla fine, tornerete più ricchi e consapevoli delle vostre dieci dita, della vostra salute, della vostra vista.
Dedicate un minuto, un’ora o il tempo che volete a chi si è messo in gioco per conoscere meglio i suoi limiti, le sue capacità nascoste e per raccontarsi. Al loro fianco conoscerete meglio anche i vostri e accetterete meglio quelli degli altri .
Ricordate quando Giorgio Gaber cantava nella sua famosa canzone “L’appartenenza non è un insieme casuale di persone, non è il consenso ad un’apparente aggregazione, appartenenza è avere gli altri dentro di sè”
Questa non casualità implica attenzione, comunità di intenti e sentimenti, confronto ma anche scontro. Partecipazione! Ingrediente primario per tenere in vita una qualsiasi comunità.
Mi aspettava una lunga serata post lavoro di contabilità e fatturazione, il pane di fine mese. Ho scelto di spendere questo tempo per scrivere e riscrivere questo post. Forse era giusto o forse no. Questo è quello che sentivo di dire. Voi fate le vostre scelte e riflessioni.
Buon Cammino.
Nino Guidi

Riportiamo anche un commento allo stesso post, di uno dei partecipanti non vedenti.

Grazie per ciò che hai detto in questo post, mi è piaciuto davvero molto! Ed è proprio così, è vero. Noi siamo persone normali proprio come te o molti altri, però quello che mi piacerebbe far capire a molta gente che incontro è che è vero che noi non vedenti abbiamo una limitazione fisica ma per il resto siamo uguali agli altri. Io ad esempio cucino, stiro, e lavo e pulisco. Sì con qualche accortezza con metodi diversi. La gente pensa che noi non vedenti siamo dei super eroi o dei mostri di bravura o di altro intelletto ma non è così. E quando incontro la gente che mi fa complimenti e mi dice “che bravo che sei, io non riuscirei a fare le cose che fai, sei un grande”, io ripeto sempre che i grandi sono coloro che rischiano la vita tutti giorni che salvano le vite agli altri, io sono solo una persona normale che fa le cose normali. Mi piace scoprire le potenzialità che posso avere. Questa è la bellezza dell’essere umano: riscoprirsi e scoprirsi. Un abbraccio.
Marco Marredda.

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