Assistenza per disabili: primo o ultimo momento di un viaggio.

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Sono appena tornato da uno splendido viaggio in Thailandia.
Era da diversi anni che non facevo un viaggio da solo, esattamente dal 2016, quando sono andato in Perù. Negli anni successivi ho viaggiato con amici diversi e con modalità diverse.
E avevo voglia di rimettermi alla prova. Di capire quanto ancora riesco a fare, cosa riesco a fare, come riesco a muovermi, a scoprire,  a divincolarmi nelle vie dei mercati, a fare percorsi di montagna o campagna.
Viaggiare in Asia o in Sudamerica è diverso, così come è diverso viaggiar in Europa o negli Stati Uniti.
A New York, nel 2017 me l’ero cavata benissimo, ma i servizi, i trasporti e la lingua di una città come New York hanno facilitato molto le cose.
L’Asia è un casino.
Sono stato a Saigon nel 2017 e onestamente ero terrorizzato che anche Bangkok fosse cosi caotica.
Certo è una città molto trafficata ma non ci sono quelle miriadi di scooter che impediscono di attraversare una strada a Saigon e questo ha reso le cose un po’ più semplici.
I bordi dei marciapiedi di Bangkok sono tutti dipinti di bianco e rosso e questo ha evitato che inciampassi.
Inoltre a Bangkok ci sono i tuk tuk e io li adoro perché permettono di fare brevi spostamenti divincolandosi nel traffico senza doversi scontrare con la giungla dei marciapiedi, coperti di bancarelle, gente, buche e ostacoli vari.

Ma il tema che voglio affrontare in questa occasione è quello dell’assistenza per disabili negli aeroporti.
Sono diversi anni che ho cominciato a fare uso di questo comodo servizio gratuito che mi permette di evitare lo stress delle code e degli spostamenti all’interno degli areo porti, luoghi difficili da navigare, pieni di gente che cammina in diverse direzioni con i terribili trolley che sono uno dei maggiori nemici per chi ha la visione tubolare.
In questo viaggio ho toccato 7 aeroporti per un totale di 7 voli e 11 imbarchi.
Berlino Schönefeld, Mosca Sheremetyevo International Airport, Bangkok Suvarnabhumi, Chiang Rai Mae Fah Luang, Chiang Mai International Airport, Surat Thani Airport, Bangkok Don Mueang Airport.
Lo so, il mio impatto ambientale è un disastro, ma questa è un’altra storia.
in tutti questi 11 imbarchi sono stato assistito da persone che mi hanno aiutato a fare il check in, a passare i controlli del metal detector e del passaporto, ad arrivare ai gate e poi fino al mio sedile in aereo.
È un servizio a cui non rinuncerei mai, visto che mi permette di evitare le code e in alcuni casi di ottenere dei trattamenti di riguardo che di solito vengono riservati ai viaggiatori di prima classe.
Per esempio mi è capitato in passato che in un volo AirFrance mi abbiano offerto un caffè appena mi sono seduto e in un volo AreoFlot mi hanno offerto da bere appena entrato nel velivolo, senza dover attendere il decollo e il servizio di corridoio. Piccoli gesti che fanno la differenza.
Ah, anche un volo Easyjet è stato particolarmente piacevole, visto che gli steward mi avevano preso a cuore e mi hanno offerto degli snack.
In Thailandia servizio di prima classe in tutti i trasferimenti. i ragazzi sono stati sempre molto gentili e anche se è parte della loro cultura essere sempre sorridenti, credo che faccia piacere essere trattati con gentilezza.
A Milano e Venezia gli addetti all’assistenza ormai mi conoscono quasi tutti e quindi è come farsi accompagnare da un amico.
Il migliore servizio rimane quello di un signore all’aeroporto di Treviso, che sapeva esattamente come ci si comporta con un ipovedente e quali sono i gesti e i modi adeguati. E infatti gliel’ho detto, complimentandomi.
Capita spesso, invece, che il personale sia addestrato ad assistere solo persone con mobilità ridotta  e quindi mi costringono a sedermi sulla sedia a rotelle.
Ma anche a questo ormai sono abituato e mi siedo volentieri, godendomi il tragitto da un altro punto di vista e soprattutto godendomi gli sguardi increduli di chi assiste al miracolo quando mi alzo dalla sedia e mi dirigo verso la scala dell’aereo o verso chi mi aspetta agli arrivi.
Le situazioni più esilaranti? Quando mi portano sull’aereo con il montacarichi che servirebbe per chi non riesce a fare le scale. In questi casi entro dalla porta opposta a quella di ingrtesso dei passeggeri che devono aprire apposta per me e io entro in aereo sotto lo sguardo incredulo di tutti i passeggeri. Come se stessero aspettando me per poter decollare.

Insomma ho un po’ di esperienze in questo ambito e se da un lato mi limita parzialmente la libertà di movimento nell’aeroporto, sono talmente disinteressato a questi luoghi che preferisco stare comodamente seduto nella sala d’attesa per disabili dove ho una presa per ricaricare il telefono, acqua, un bagno.
(Sara’ diverso quando faro’ scalo al Changi Airport di Singapore)
E non mi devo preoccupare di niente dal momento in cui faccio il check in.
Un vero e proprio VIP, sia nel significato di Very Important Person, che di Visually Impaired Person.
Ci sono state, ad oggi, solo due esperienze molto spiacevoli, facendomi capire come ci si sente quando manca il rispetto, la professionalità, la comprensione.
il primo caso è stato al check in di un volo Ryanair, (del resto mica per niente è la peggior compagnia aerea). Aeroporto di Schönefeld a Berlino.
Ero vestito di giallo perché stavo tornando In Italia per un evento di NoisyVision. sono andato al check in, ho chiesto l’assistenza e la ragazza ha interrogato
“Perché vuoi l’assistenza?”
Io ho risposto che sono ipovedente e lei, vedendo che la fissavo negli occhi mi h fatto il gesto di muovere la mano davanti ai a miei occhi, come per testare se vedevo o meno.
Mi è caduta la mascella e le ho detto
“Are you fucking serious?”
Stai scherzando?
Non sono cosa mi abbia trattenuto la mano che avrebbe voluto tirarle un ceffone, ma mi sono limitato a dirle, con il garbo di cui sono stato capace nonostante la furia
“Lei non si deve permettere di dubitare o di farmi un simile gesto. Se lei non sa cosa sia l’ipovisione e come e quanto uno possa vedere, dovrebbe evitare di trattare cosi’ i suoi clienti”
Me ne sono andato molto ferito da questo gesto e una signora, che era dietro di me, dopo aver fatto il suo check in é venuta a chiedermi se avevo bisogno, e quasi a scusarsi a nome di quella dipendente Ryanair.
Avrei voluto andare a chiederle il nome e fare un reclamo, ma ho lasciato perdere.
La seconda situazione triste è stata sul volo Bangkok-Mosca de;l 15 Febbraio.
Scrivo i dettagli del volo, sperando che questo post finisca sotto gli occhi di chi può prendere qualche provvedimento
Volo SU 6276 delle 21:50 operato da Rossiya Airlines per conto di Aeroflot.
Mi stupisco che le recensioni nei vari siti online non siano pessime, ma ho già aggiunto la mia su Tripadvisor.
In questa recensione racconto di come sia stato accolto molto bene dalla staff manager, che e’ addirittura riuscita a trovare una fila tutta per me, come da mia richiesta.
Avere una fila a disposizione rende più confortevole il viaggio non tanto perché ci si può stendere sui sedili e dormire (come ho poi fatto) ma soprattutto perché si hanno due tavolini a disposizione, in modo da poter appoggiare le vivande durante la consumazione del pasto, per evitare di rovesciarle su se stessi o sul passeggero accanto.
Ovviamente si può fare anche con un solo tavolino e sedile, ma e’ tutto molto più complicato e impacciato.
Il problema è sorto quando sono passati per la prima volta con il carrello delle bevande e la hostess mi ha chiesto, quasi sottovce se volevo qualcosa da bere.
Io non sentivo, per via del rumore dei motori e perché avevo già tolto gli apparecchi acustici.
Le ho chiesto di ripetere e lei invece di avvicinarsi e alzare un po’ la voce ha letteralmente urlato
“VUOI QUALCOSA DA BERE?”
Mi è salito il sangue alla testa. Sono diventato rosso di vergogna, imbarazzo, tristezza.
L’ ho guardata senza riuscire a dire niente.
Le ho chiesto il nome, avrei voluto fare rapporto alla sua manager, ma era la stessa che mi aveva assegnato i tre sedili per cui non ho fatto niente.
Ho bevuto l’acqua tutta d’ un fiato, cercando di non pensarci.
Eppure sono qui a scrivere questa storia.
Queste discriminazioni fanno male. E quando si legge su internet di quella che non ha potuto salire sul taxi con il cane guida, di quell’altra che non la volevano fare entrare nel museo perchè tanto non vede, si pensa che siano solo storie scritte tanto per fare notizia, ma alle volte sono storie di diritti violati, di persone ferite.
Si, ferite.
Come mi sono sentito ferito io.
È bello che ci sia una legge che obbliga tutti gli aeroporti e le compagnie aeree a prestare assistenza gratuita ai viaggiatori disabili, ma sarebbe altrettanto importante che chi offre questo servizio avesse un po’ di delicatezza, di professionalità e di umanità.
Sono consapevole del fatto che sdteward e hostess lavorano in condizioni di alto stress e hanno a che fare con clienti molto esigenti che pensano che sia tutto dovuto, ma questo non giustifica l ‘essere trattati senza rispetto. E di fatto le esperienze negative sono state con il personale delle compagnie aeree e non con il personale di terra che lavora in aeroporto.

Il servizio di assistenza rende davvero il viaggio un piacere, eliminando la tensione, per lasciare ai disabili il piacere di pregustarsi l’inizio di una nuova avventura o il sapore dolce del ritorno a casa.

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