Da diversi anni NoisyVision promuove la campagna #YellowTheWorld, Coloriamo il mondo di Giallo. Siamo certi che un mondo piú giallo sarebbe non solo piú visibile alle persone ipovedenti, ma anche piú bello, vivace, gioioso e positivo.
Tuttavia come diciamo spesso, é una questione di contrasti, di giustapposizione. Il giallo non avrebbe nessun valore funzionale se non fosse contrapposto a colori opposti, che ne valorizzino la luce.
Nadia traspone questo accostamento cromatico a se stessa, al modo di leggere i diversi aspetti della personalitá. Nella tavolozza dell´autunno sono il giallo e il blu a contendersi l´umore e il tempo.
In colloquio, qualche giorno fa, una cliente sbuffando affermava con una certa insofferenza: “Con questo freddo e questa pioggia mi incupisco e mi vengono tutti i dubbi e le domande del mondo”.
Ho riflettuto a lungo su queste parole perchè danno voce ad un sentire comune a tanti e perchè in esse si nascondono aspetti forse non così banali, aspetti che molto hanno a che fare con la nostra abitudine anche culturale a percepirci e giudicarci.
Dentro di noi convivono tante parti, non siamo dei pezzi di pietra monolitici, ma assomigliamo di più ad arcobaleni, o a caleidoscopi di luci e forme che mutano di continuo intorno a ciò che di più profondo abbiamo dentro. Dentro di noi convivono spinte e pulsioni di segno opposto che alternano la loro influenza, ed è sempre utile soffermarsi a notarle, senza giudicarle, ma solo prendendone consapevolezza, e cercando di vedere oltre, al centro di noi.
Vi ricordate quando scrivevo che noi esseri Umani abbiamo “i piedi a terra e la testa verso il cielo, mentre cuore e pancia sono a metà strada”? Pensate a come in noi possa convivere una mente strategica e razionale con una emotività potentissima. Notate quanto sappiamo essere direttivi e perentori in certe situazioni, mentre in altre ci mostriamo morbidi o addirittura titubanti. E se a volte siamo capaci di disciplina e rigore da adulti provetti, a volte vorremmo giocare e divertirci come solo i bambini sanno fare. Così in noi convivono la spinta alla dinamicità e all’azione, ma anche il bisogno di lentezza e di riposo. Dentro di noi ci sono l’euforia e l’entusiasmo ma talvolta fanno capolino anche note più malinconiche e momenti di lacrima facile.
Se ci limitassimo a usare il metro della ragione per osservarci, vedremmo contraddizioni e controsensi ovunque dentro di noi. Se poi seguissimo la nostra abitudine a dividere tutto tra giusto e sbagliato, bene e male, positivo e negativo, finiremmo con tutta probabilità per valutare come giusto il nostro lato euforico, dinamico e allegro, e ci limiteremmo a definire sbagliato il polo opposto, quello più lento, malinconico, inquieto, dubbioso. Peggio ancora cominceremmo a convincerci che siamo questo o quello, niente di più e niente di meno. E invece non è così, e se riusciamo ad osservare i nostri opposti, possiamo anche fare pace con essi.
La nostra cultura ci ha abituati a giudicare noi stessi, gli altri e ciò che ci circonda in una prospettiva manicheista con le categorie di bene e male, positivo e negativo, giusto e sbagliato. E così arriviamo a pensare che l’unico modo per stare bene sia quello di essere sempre dinamici, attivi, di buon umore, possibilmente agili, scattanti, acuti e produttivi. Lentezza, silenzio e riposo? No grazie, non c’è tempo. E abbiamo anche il coraggio di lamentarci o stupirci se ci ammaliamo?
Ancora una volta proviamo a imparare dalla natura, che non conosce giudizio e non si interroga se sia coerente o meno lasciare che si alternino pioggie e solleone, giorno e notte, caldo e freddo, estate e inverno. In natura esistono i cicli, non i giudizi, ed ogni cosa esiste affinché possa esistere anche il suo opposto. Non può esserci sempre il giorno, non può esserci soltanto la notte, e se non esistessero l’autunno e l’inverno, non conosceremmo la primavera e l’estate.
Perchè mai allora dovremmo rimproverarci se siamo tristi o un po’ cupi, se abbiamo bisogno di silenzio, di lentezza o di riposo? E perchè mai dovremmo mettere in discussione il nostro valore personale se vediamo in noi qualcosa che non è quel che ci viene richiesto o suggerito dagli altri o dal nostro giudice interiore?
Impariamo piuttosto a guardare le nostre istanze interiori, le nostre emozioni e i nostri pensieri senza giudicarli. Come si fa? Ognuno ha la sua strada.
Dentro di me come in tutti c’è un arcobaleno di forme e sfumature, e ho cercato piano piano di prenderne consapevolezza. Così ho voluto dare un nome a quei due poli tra cui dondolo di stagione in stagione, di giorno in giorno. Mi piace definire gialla la mia parte più vitale, creativa, aperta, solare e frizzante, definisco blu invece quel lato di me più ombroso, più lento, a tratti malinconico, ma anche dolce e delicato.
《La Malinconia è della Bellezza
la nobile compagna.
Non so concepire un tipo di bellezza che non abbia in sé il dolore》
Baudelaire – Opere Postume
Definire blu quella malinconia e quella lacrimuccia facile che mi veniva ogni tanto è stato il mio primo passo per imparare ad amare quel lato che stonava tanto coi dictat di una società che ci vorrebbe in tutt’altro modo. Mi sono resa conto negli anni che se non mi concedessi i momenti in cui rallentare, riposare, e anche chiudermi, farei fatica a ideare, creare, progettare con la stessa passione e la stessa capacità intuitiva che ho quando mi riapro dopo essermi raccolta per un po’.
“Con questo freddo mi vengono tutti dubbi e le domande del mondo”. È proprio questo il messaggio del blu, o dei momenti di chiusura. Quando siamo costretti a rallentare, a fermarci, a guardarci dentro, emergono le domande. Ma se non giudichiamo come perdita di tempo il prendersi una pausa, se ci abbandoniamo un attimo alla malinconia e al blu, possiamo forse accogliere la sfida che quelle domande ci lanciano. Diamoci il tempo di entrare nelle domande dalle tinte blu e diamoci il tempo di sentire tutte le risposte, anche quelle meno gradevoli. Ricordo bene le parole della mia docente al corso di Counseling: “Ricordati che la frustrazione è utile, perchè se accolta, ci fa vedere quel che non va e ci aiuta ad attivarci per ottenere ciò che desideriamo”. Chiediamoci cosa ci manca, e intanto guardiamo cosa abbiamo tra le mani. Ascoltiamo la nostalgia di quel che non c’è, e facendo il punto su quel che abbiamo, chiediamoci davvero cosa desideriamo per noi e cosa siamo disposti a dare per ottenerlo.
E voi riuscite a fermarvi e a guardarvi un po’ più da vicino? Potreste dare un nome ai vostri opposti e alle vostre altalene interiori?
Buone domande e buone riflessioni a tutti!