Ritrovarsi attraverso la Lingua dei Segni

di
17 agosto 2018

Chiara Arcadi si é diplomata al Corso di Assistenti alla Comunicazione dell Istituto Statale Per Sordi di Roma.
Di seguito riportiamo la Premessa dell´Elaborato finale in Pedagogia.
Un testo pieno di spunti per riflettere sul tema della comunicazione, sopratutto di quella comunicazione profonda e piena di significato che il linguaggio veloce delle immagini e delle parole non ci permette di cogliere.
Se fossimo tutti in grado di comunicare con la Lingua dei Segni, sarebbe tutto cosí silenziosamente significativo e forse sceglieremmo meglio le cose da dire e quelle da tacere.

A un certo momento della mia vita ho avuto l’impressione che le comunicazioni, gli scambi, le relazioni si fossero dipinte di parvenze e maschere. Ero stanca forse delle parole vane, sentivo il bisogno di autenticità. Ho iniziato a desiderare il silenzio e lo immaginavo come uno spazio per osservarmi e osservare il mondo circostante, sperando di comprenderlo.

In che misura una lingua dei segni fosse in relazione con tutto questo non mi era chiaro, ma era diventato un pensiero fisso.
Così ho intrapreso questo percorso nella LIS: lingua dei segni italiana.

I primi due anni sono stati di totale confusione, armonizzare il labiale, dirigere le sopracciglia, il corpo, le mani nello spazio, controllare l’espressione del viso, delle spalle, era complicato, un disastro da mal di testa.
Provo e riprovo, cerco in rete dei video LIS, certo l’esercizio aiuta, ma é  frequentando la comunità sorda che le difficoltà vengono superate e l’apprendimento della lingua diventa possibile, anche se il timore di non essere capita o non capire è, per mia indole, un caro nemico.

Poi arriva quel giorno, anzi quella notte in cui sogno in segni ed è fantastico, qualcosa è sbocciato.
Comunico in segni e quando segno sono concentrata a guardare negli occhi, a guardare tutto il corpo per capire, sono in sintonia con me stessa.

La lingua dei segni offre la possibilità di entrare dentro un discorso, di vederlo e percepirlo come tangibile. Attraverso le mani, gli occhi si destano, i segni sapientemente scelti non lasciano spazio a fraintendimenti e tutto il corpo assume un significato nuovo.

La LIS è essenziale, il segno esige chiarezza, con il segno si va dritti al sodo.

Esistono segni iconici di facile comprensione, dove la relazione tra segno e parola è immediata, questi vengono definiti trasparenti, ad esempio il segno “forbice”, ma non tutti sono cosi espliciti. Nei segni traslucidi adesempio “sole, tribunale” si capisce l´iconicità con la spiegazione, mentre in quelli opachi, ad esempio “presidente” non c’è quella relazione segno-parole che ci permette di capire il nesso.

Un altro aspetto della LIS è l’impersonamento.
Essa è una tecnica usata per descrivere e raccontare storie vere o di fantasia. Il segnante assumendo il punto di vista del personaggio, ci fa assistere a una trasformazione, un cambio scena, a una metamorfosi.
Attraverso iconicità, espressività e impersonamento si ha il privilegio di entrare maggiormente in empatia con le sensazioni ed emozioni espresse.

La LIS non semplifica i discorsi, non è un riassunto di qualcosa di complicato. È una complessa grammatica in movimento che svela il cuore pulsante della parola.

Tornando all’inizio di questa storia, quel desiderio iniziale di silenzio è sparito, in fondo dipende da noi instaurare relazioni autentiche, restare insieme all’altro senza diventare l’altro e senza imporre i nostri svariati io.
Grazie alla LIS sono più attenta, avverto una maggiore sensibilità nello scegliere cosa dire, nel prendere il tempo pensando all’utilità delle cose da dire.

È come se avessi imparato ad ascoltare.

 

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