Turismo Accessibile: molti buoni propositi, poche buone pratiche

1970

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE

Scuola di Studi Umanistici e della Formazione
Corso di Laurea Triennale in Lingue Letterature e Studi Interculturali

Tesi di Laurea

Candidato
Giulia Polito

Relatori
Margherita Azzari
Laura Cassi

Ringraziamenti

Ringrazio in primo luogo tutte le persone che hanno dedicato un po’ del loro tempo a rispondere al mio questionario, che hanno capito cosa cercavo di fare e che mi hanno incoraggiata e aiutata a farlo. Ringrazio gli amici dell’Unione Italiana Ciechi di Firenze, che sono stati i primi ad appoggiare in concreto il progetto, tutte le pagine Facebook che mi hanno dato lo spazio per comunicare la mia idea (Unione Disabili Italiani, DisabiliNews, Free Wheels Onlus, Ente Nazionale Sordi – Onlus…) e Salvatore. Grazie a Paola De Donato che è stata fonte di fondamentali informazioni.

Ringrazio naturalmente la mia famiglia che mi ha sempre detto “Fai quello che ti piace” e che non mi ha mai messo fretta quando dovevo ancora scoprire cosa fosse. Ringrazio mia sorella che anche nelle giornate di insicurezza, mi ha sempre dato la certezza di un sorriso. Ringrazio le mie compagne di università, Sonia, Marta, Gaia e Elena, ormai tutte avviate sulle loro rispettive strade, che hanno sempre avuto fiducia nel fatto che prima o poi anche io ce l’avrei fatta. Ringrazio Marika, Vanessa, Jessica e Luigina, perché sono sempre state lì ad incoraggiarmi e Davide, per il contributo professionale. Ringrazio Dario Sorgato, che mi ha dato quello stimolo iniziale e resta fonte di continua ispirazione.

Indice
Introduzione
1 – La Storia del Turismo Accessibile
2 – Il questionario
2.1 – Il testo
2.1.1 – Note sulla divulgazione
2.2 – Dati anagrafici degli intervistati
2.3 – Disabilità e Turismo
2.3.1 – Disabilità motoria
2.3.2 – Disabilità visiva
2.3.3 – Disabilità uditiva
2.3.4 – Disabilità intellettiva
2.4 – Conosci lingue straniere?
2.5 – Quanto ti senti disabile e cosa influisce a farti sentire tale?
Conclusioni
Bibliografia
Legislazione
Sitografia

INTRODUZIONE

Sono nata ipovedente, ma fino al 2012, a parte in famiglia, non mi ero mai confrontata con altri che avessero una disabilità simile alla mia o che ne avessero altre. Né avevo fatto esperienze che mi avessero spinto fuori dalla mia confort zone. Quello che capivo della mia condizione era che a scuola avevo bisogno di un insegnante di sostegno, che non avrei mai guidato una macchina e che la paura di perdermi mi avrebbe sempre impedito di prendere un aereo e partire per girare il mondo, perché già la mia città mi sembrava colma di ostacoli insormontabili.
Nel 2012 e nel 2013 però, mi sono fatta forza e ho deciso di partecipare a due scambi internazionali indirizzati a ragazzi con disabilità visiva.
Lo scambio del 2012 a La Réunion aveva lo scopo di mettere a confronto giovani non vedenti, ipovedenti e vedenti di paesi diversi, e ha avuto il grande compito di aprirmi gli occhi sul mondo della disabilità visiva e, allo stesso tempo, sul ruolo che potevo avere io in quell’ambiente. La mia ipovisione appare grave messa a confronto con le capacità di un vedente, ma in compagnia di chi non vede, il residuo visivo che ho può essere utile a chi non ha neanche quello. Da ipovedente con acuità visiva residua di 1/20, potevo guidare un non vedente! Ho scoperto di poter essere d’aiuto descrivendo un ambiente, avvertendo in caso di ostacoli difficilmente intercettabili quando si cammina col bastone … Ho scoperto di potermi immedesimare facilmente sia col non vedente che col vedente perché avevo compreso la disabilità.
L’anno seguente ho partecipato a Visionary Europe, uno workshop per giovani ipovedenti provenienti da tutta Europa, tenutosi a Berlino, che voleva farci riflettere su cosa rende una città accessibile per noi e di fare proposte più o meno realizzabili su come fosse possibile portare migliorie. I partecipanti erano sedici, inclusa me, ognuno aveva un modo tutto suo di essere ipovedente e di affrontare le difficoltà, ma tutti eravamo d’accordo che per chi non vede o vede poco prendere un mezzo di trasporto pubblico può essere difficile se una fermata non è ben visibile o non si legge il numero della linea, che un marciapiede senza un limite ben definito può causare una caduta, che il menù di un ristorante scritto troppo piccolo non è facilmente fruibile. E allo stesso tempo abbiamo convenuto tutti che era molto facile notare le cassette postali arancione brillante per strada, o leggere le mappe della metro alla giusta altezza e con un carattere sufficientemente grande. Da quel workshop ho capito che volevo occuparmi di accessibilità, allargando il mio interesse a ogni tipo di disabilità, senza concentrarmi solo su quella visiva.
Quindi si può dire che l’aver studiato lingue per diversi anni, ma soprattutto il mio essere ipovedente mi hanno permesso di fare delle esperienze, che mi hanno stimolato delle domande cui ho dovuto dare delle risposte.
In questa tesi culmina questo percorso personale e, per verificare le mie idee, ho deciso di porre quelle stesse domande ad altre persone con handicap diversi.
Quanti si sentono liberi di viaggiare e cosa influisce a riguardo? Quali sono le città o i paesi che lasciano un buon ricordo e quali avrebbero bisogno di adattamenti? Il modo più efficace per avere delle risposte mi è sembrato quello di realizzare e distribuire un questionario presso varie associazioni e su pagine Facebook che si occupano di disabilità, in modo da coinvolgere un buon numero di persone.

 

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