Prima di partire per il mio viaggio in Kenya il mese scorso, mi sono imbattuta nel progetto di NoisyVision. Incuriosita dai pollicioni gialli che ogni tanto spuntavano da qualche post sulla mia bacheca, li ho seguiti da Facebook fino al sito e qui ho dato una sbirciatina. Non conoscendo molto della Sindrome di Usher, ho letto bene gli articoli e mi sono informata. Nella mappa sulla home di noisyvision.org, il continente nero era ancora molto nero, così ho pensato di stampare dei pollicioni e sono partita per Nairobi con la valigia un po’ più gialla, in caso si fosse presentata la possibilità di #yellowtheworld.
All’arrivo in Kenya sono stata immediatamente assorbita dal lavoro sin dal primo giorno: occuparsi di cinquanta bambini con meno di 4 anni è un lavoro duro in qualsiasi parte del mondo, figurarsi in una baraccopoli di Nairobi, dove scarseggiano tutti i tipi di risorse. Nella scuola i giochi colorati di plastica erano molto pochi, non ce n’erano per tutti e quindi era difficile organizzare attività che tenessero occupati tanti bambini tutti insieme.
In un giorno di particolare fermento e agitazione, mentre né io né le maestre sapevamo più che gioco inventarci per farli stare un po’ tranquilli, guardandoli ho pensato che per essere un asilo nido era veramente poco colorato e allora mi sono ricordata dei pollici gialli nel mio zaino.
Difficile fargli capire come usarli e sopratutto che cosa rappresentano. Sul momento ho pensato che non sarebbero stati di grande uso, perché temevo che i piccoli non avrebbero apprezzato. Quando ho sceso le scale con le mani piene di giallo, i bimbi hanno avuto reazioni diverse. Li ho distribuiti un po’ in giro ma nessuno sembrava davvero sicuro su cosa farne. “Ho sprecato carta gialla e tempo”, ho pensato io.
La maestra, molto più esperta di me in quanto a giochi improvvisati, ne ha preso uno e l’ha appiccicato in fronte a un bambino, quello della foto, Karanja, il più piccolo di tutti, e l’ha fatto vedere agli altri. Subito sono scoppiati a ridere, e hanno provato a fare lo stesso, prendere i pollicioni e attaccarseli in fronte. Pochi minuti dopo la situazione ci era già sfuggita di mano ed il silenzio di qualche minuto prima si era trasformato di nuovo in un rincorrersi e gridare, stavolta tutto colorato di giallo grazie ai pollicioni di NoisyVision. Mary ne voleva uno tutto per sé e se l’è messo in tasca, Karanja se ne è mangiato uno, -nonostante i nostri interventi per impedirglielo- e Collins rincorreva John e lo colpiva con la carta gialla.
Mentre li guardavo correre con i pollicioni in mano o lanciarseli, ho pensato che forse loro non sapranno mai che cosa rappresentino, ma sicuramente ci si sono divertiti una mattinata intera, e ne è valsa la pena. Anche io e le maestre ci siamo fatte delle sane risate. La sera quando i piccoli sono andati a casa ed abbiamo pulito la classe, c’erano pezzettini di giallo da tutte le parti, per terra, sulle sedie, nell’erba in cortile. Magari i bambini non hanno capito che cosa fossero quei pollicioni colorati, ma sicuramente gli sono piaciuti e senza dubbio a fine giornata avevamo raggiunto l’obiettivo di rendere la nera Nairobi un po’ più gialla!