Ognuno è il senso che ha. O perchè Noisyvision è NOISY-VISION?

di
27 ottobre 2011

In recente post che ho pubblicato La musica per un ipoacusico ho trovato un commento molto interessante scritto da Zoe, che offre l’opportunità di approfondire uno degli argomenti principali di Noisyvision.
Leggiamo una parte del commento

Credo che quando si parla di persone audiolese e musica, si parla di diverse interpretazioni. Per quanto ne so e posso capire di musica come forma d’arte, non tutti ascoltano una canzone nello stesso modo, come non tutti possono vedere un dipinto con lo stesso punto di vista. Quindi, probabilmente le persone non vedono e non ascoltano comunque allo stesso modo . Non sento bene qualcosa “, diventa allora “L’ho sentito in modo diverso“. Ecco perché sono convinta che la musica possa incontrare ‘progresso’ e nuove forme, attraverso compositori con difficoltà uditive. Ed è per questo che non sono sicura di quanto l’udito possa influire sulla capacità di qualcuno di ascoltare la musica “bene”. Naturalmente ognuno ascolta in modo diverso, ma non sono sicura di diverso COME. Mi piacerebbe molto riuscire ad ascoltare nel tuo modo, ma non so come e se posso (probabilmente non posso).
Ma dubito sulla capacità di ascoltare “bene” o produrre musica.
… Anche se amiamo la musica, anche noi [udenti] a volte non siamo intonati, non importa la pelle d’oca e le sensazioni che riceviamo quando la ascoltiamo. Non importa i nostri sforzi e il nostro desiderio di suonare uno strumento.
Allora, non parliamo forse di una ‘attitudine’ per la musica, piuttosto che di una mancanza di udito o capacità?

Beh, non è questo legato a ciò che ho scritto qui?

“… In un certo senso non vedere e non sentire la disabilità solo in relazione a ciò che la maggior parte delle persone credono che dovremmo vedere o sentire. Ma anche in questo caso è tutto molto soggettivo. Nemmeno la maggioranza vede e si sente allo stesso modo. ” Pubblicato il 21 marzo, 2011

In altre parole nessuno riceve gli stessi stimoli nello stesso modo, fin tanto che arrivano a noi attraverso i sensi, indipendentemente da quale di essi.
L’esperienza sensoriale è prettamente individuale, in modo particolare se ci si riferisce a quello che Aristotele chiamava il sensibile proprio, ovvero il contenuto particolare avvertito da ogni senso, come ad esempio il colore relativo ad un oggetto.
Sempre secondo Airstotele, il sensibile comune è quello che tutti percepiscono allo stesso modo come il moto, la figura, il numero, la grandezza, ossia termini connessi a quelle caratteristiche che noi ritroviamo in ogni nostra sensazione che, per quanto diversa nei suoi contenuti, avrà sempre un oggetto reale di riferimento, come una figura o un numero.
Forse è più immediato individuare il sensibile comune della vista. Ma per l’udito, quali sono le qualità proprie e quelle comuni?
A mio avviso la tonalità è una qualità propria, la frequenza è comune. O forse bisogna saltare al livello dei significati?
(Ma mi piacerebbe approfondire il tema e conoscere altre opinioni).
E per il tatto? La vibrazione è comune o propria? E la rugosità? Il caldo, il freddo?
Forse la distinzione si fa ancora più difficile e sottile se entriamo nel merito di olfatto e gusto.
Ma su questo la discussione è ampia e pluricentenaria.

Tuttavia, è chiaro: ognuno è il senso che ha.

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