Sinestesia: una parola per tanti sensi

di
21 aprile 2011
Sinestesia: Rosa Rossa Fresca Morbida

Quando ho sentito per la prima volta la parola sinestesia, non immaginavo che sarebbe stata cosi profondamente legata alla mia vita e al mio modo di percepire le cose.
Frequentavo le scuole medie e la professoressa di Italiano stava spiegando una poesia di Giovanni Pascoli, il Gelsomino Notturno. che ad un certo punto recita:


Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.

In questi versi il rosso delle fragole sembra essere una qualità del profumo che si ricrea intenso nell’immaginario del poeta e del lettore.

Ancora più chiaro l’esempio di Corrispondenze, di Charles Baudelaire, dove si legge:

Profumi freschi come la pelle d’un bambino
vellutati come l’oboe e verdi come i prati,

Qualità sonore sono associate a profumi, in una miscela di aggettivi che descrivono sensazioni olfattive in un modo fino ad allora sconosciuto.
L’uso della sinestesia come figura retorica poetica nasce infatti con il Simbolismo e il Decadentismo e il suo significato psicologico e percettivo, diventa una esplicitazione della stessa etimologia greca (syn, “insieme” e aisthánestai, “percepire”). Questa nuova apertura dell’immaginazione influenzerà tutte le arti, come dimostrano i quadri di V. Kandinskij, il quale materializzava in forma visiva quella “necessità interiore” che è la radice unica da cui hanno origine tutti i sensi, fino a dipingere la Quinta Sinfonia di Beethoven.
Mozart, vedeva il colore delle note, Wagner riesce a trasmettere sensazioni di calore con i suoni gravi delle sue Overture.

Con ogni probabilità le prime intuizioni sinestetiche sono state innescate dagli stati alterati di coscienza, ma di fatto sia come figura retorica che come fenomeno sensoriale, nella parola sinestesia sono compresi numerosi strumenti utili alla conoscenza del mondo, in modo particolare nel caso in cui uno o più organi sensoriali fossero debilitati.

A questo proposito riprendo alcuni passaggi da “Il mondo in cui vivo” di Helen Keller,

Non solo i sensi sono ingannevoli, ma numerosi usi nella nostra lingua indicano che le persone che hanno i cinque sensi hanno difficoltà a mantenere le loro funzioni distinte. Capisco che sentiamo visioni, vediamo i toni, guestiamo la musica. Mi hanno detto che le voci hanno colore. Il tatto, che dovevo essere una questione di percezione piacevole, risulta essere una questione di gusti. A giudicare dal grande uso della parola, il gusto sembra essere il più importante di tutti i sensi. Il gusto governa le convenzioni grandi e piccole della vita. Certo, il linguaggio dei sensi è pieno di contraddizioni, e miei compagni che hanno cinque porte a casa loro non sono più sicuramente a casa dentro se stessi di quanto lo sia io.

Gli odori come si dissolvono in certe erbe sono davvero al mio senso come determinati colori fanno per il vostro al sole. La freschezza di un fiore in mano è analoga a quella freschezza che gusto in una mela appena raccolta. Faccio uso di analogie come queste per allargare la mia concezione di colori. Alcune analogie che traggo fra qualità di superficie e vibrazioni, gusto e olfatto, sono tratte da altre tra vista, udito e tatto. Questo fatto mi incoraggia a perseverare, per cercare di colmare il divario tra l’occhio e la mano.

Non credo che Helen Keller non conoscesse il termine sinestesia, e in ogni caso le sue spiegazioni sono generalmente esemplificative e chiare. L’uso di un termine forse troppo ricercato non avrebbe trasmesso il valore di quelle che lei definisce analogie fra qualità.
Il valore delle qualità visive è generalmente ritenuto più rilevante e forse superiore, ma è evidentemente una generalizzazione ed una abitudine derivata dalla prepotenza semantica con cui la vista si impone sugli altri sensi, pur non essendo il principale senso cognitivo.
Forse le carenze sensoriali non dovrebbero essere l’unica ragione per risvegliare la capacità di cogliere le sfumature olfattive e gustative, le qualità delle superfici. Sarebbe più auspicabile un risveglio collettivo, una nuova attenzione, una rieducazione sensoriale.

Anche le sinestesie poetiche ne gioverebbero, se si pensa a tutte le variazioni olfattive e le informazioni che gli odori veicolano.

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