Non vediamo quello che non ci aspettiamo di vedere. Anche questa è cecità?

di
24 febbraio 2011

Prova a fare questo test.
Guarda il video riportato di seguito nel quale sei persone, tre in maglietta bianca e tre in maglietta nera si passano un pallone da pallacanestro. Mentre guardi è necessario mantenere silenziosamente un conteggio del numero di passaggi fatti dal trio in camicia bianca.

 

Avevi davvero visto il gorilla?
Quando l’esperimento fu presentato per la prima volta agli studenti della Harward University molti anni fa da Christopher Chabris e Daniel Simons, circa la metà delle persone non vide il gorilla. Era come se fosse invisibile.

Questo esperimento rivela due cose: che perdiamo molto di ciò che accade intorno a noi e che non abbiamo idea che ci perdiamo così tanto. Questo è diventato uno degli esperimenti più noti in psicologia. Esso è descritto nella maggior parte dei libri di testo ed è anche in più di una dozzina di musei della scienza. È stato usato da insegnanti e formatori aziendali, cacciatori di terroristi, per non parlare di personaggi televisivi e per contribuire a spiegare ciò che vediamo e ciò che non vediamo.

Viene da pensare che molte convinzioni intuitive che abbiamo circa la nostra mente potrebbero essere sbagliate.

In psicologia la percezione selettiva è un errore raziologico di tipo acquisitivo che, sinteticamente, consiste nel modificare la visione che abbiamo della realtà per vedere ciò che ci aspettiamo di vedere (THEA).

Trattare questo argomento in un contesto di disablità sensoriali vuole essere una provocazione per considerare la possibilità che le limitazioni siano cognitive. Quanto di quello che non vediamo o sentiamo sono informazioni che in realtà non ci aspettiamo di vedere o sentire?

Nel controverso film del 2004 What the Bleep Do We Know!? & What the Bleep!? – Down the Rabbit Holeche unisce interviste, documentario, computer-grafica animata, e una narrazione che descrive il collegamento spirituale tra fisica quantistica e coscienza.- Candace Pert racconta una storia, che crede vera. Il fatto riguarda i nativi americani che non erano in grado di vedere le navi di Colombo, perché erano fuori della loro esperienza. Secondo un articolo del Fortean Times scritto da David Hambling, le origini di questa storia probabilmente riguardano i viaggi del Capitano James Cook, non Columbo. Hambling dice che è probabile che la storia raccontata da Pert sia un’esagerazione delle memorie lasciate dal capitano Cook e il botanico Joseph Banks. Gli storici ritengono che i nativi americani probabilmente hanno visto le navi, ignorandole in quanto non costituivano un pericolo immediato.

Al di là della veridicità della storia in sè, se ad una persona non vedente, cieco dalla nascita, venisse ridata improvvisamente la vista, non saprebbe come appaiono le cose, perché le ombre hanno una determinata forma. Potrebbe vedere tutto, solo che non sa cosa siano le cose che vede. Il cervello non sa riconoscere un bordo di un oggetto da un bordo di colore, per esempio. Fino a quando il cervello non ricompone gli elementi in una cosa riconosciuta è solo un insieme di colori. Nel caso della nave, gli indigeni non sarebbero stati in grado di vedere che la forma della nave è un positivo in un contesto piuttosto che un fondo nascosto da bordi di altri colori. Non sapevano che le vele sono tessuti appesi fino a quando questo non venne spiegato.
Dopo che l’idea di un tessuto appeso è stata compresa, potranno vedere ciò che è, ovvero tessuti appesi. Lentamente la nave sarebbe venuta in essere, non perché improvvisamente, videro fisicamente la nave, ma perché appariva come una nave.

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